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martedì 30 luglio 2013

Il falso benessere

Oggi stavamo guardando le notizie e ci ha colpito quella sulla maggior fiducia economica del nostro paese.
Noi siamo i primi a sperare in una ripresa economica, sia ben chiaro; il fatto è che il giornalista dichiarava:

"L'Italia si sta riprendendo, ci sono indici in risalita come la fiducia delle imprese sulla ripresa. Anche la BCE, la Banca d'Italia e il Ministero dell'Economia sono fiduciosi. Si sta riprendendo il settore edile e questo è il segnale della ripresa."

Ora... Noi non vogliamo una ripresa della cementificazione! Questo non è sviluppo ma recessione. Noi non vogliamo consumare suolo! Questa non è crescita ma decrescita culturale e intellettuale.

Dicono che questi "investimenti" cementizi inducano una crescita dell'economia. Questo è vero. Ciò che ci chiediamo è quale tipo di economia sia.
Economia di qualità o speculazione finanziaria?

E' bene sapere che chi compie grandi opere edili, in Italia, fanno riferimento a grandi gruppi che si possono contare sulle dita di una mano. Una sinergia tra gruppi di credito e di edilizia, la stessa che ha portato questo paese a mangiare cemento dagli anni '50 in poi.
Sono sempre loro... In ogni grande opera ci sono.
Partecipano ai bandi sicuri di vincere poichè hanno i loro rappresentanti nelle istituzioni. Si chiamano in mille modi differenti ma i proprietari fanno a capo a un gruppo ben definito di speculatori (non chiamiamoli imprenditori, termine nobile che queste persone non meritano).
Il risultato è riassumibile in questi risultati:



Il cemento non porta benessere al popolo ma estrema ricchezza ai pochi non-eletti.

Si potrebbero fermare le colate di cemento e riutilizzare i numerossimi immobili inutilizzati che crollano in ogni parte d'Italia. Questo crea sviluppo vero.

Il perché è semplice.

Se per costruire un nuovo quartiere è indispensabile una forza economica di un certo livello che solo i grossi gruppi possono avere, per ristrutturare una moltitudine di appartamenti sparsi per la nazione ci vogliono migliaia di piccole imprese edili.

Sono le piccole imprese edili che fanno la buona economia. Imprese famigliari che fanno circolare denaro e benessere per tutti. Quelli che conoscono i propri pochi operai per nome e ne conoscono le famiglie. Quelli che in troppi hanno deciso di suicidarsi quando hanno dovuto chiudere e lasciare a casa l'ultimo amico.

Queste imprese devono poter restaurare immobili che già ci sono. Qualcuno ha redatto una statistica alquanto spaventosa: pare che in Italia ci sia una casa ogni 4 persone (bambini compresi). Naturalmente a seguito dei numerosi abusivismi edilizi il calcolo è impossibile da effettuare.

Voi penserete che a sud si concentra la maggior cementificazione del suolo... Sì è vero ma il nord non sta a guardare. In questa folle corsa l'Italia è unita da nord a sud.
Guardate voi stessi il confronto:

 (consumo di suolo in nord Italia)

Questa carta tematica che vedete qua sopra indica molto bene ciò che è avvenuto. Regioni prettamente agricole si sono trasformate in pochi anni in spazio urbanizzato.
La carta sotto invece mostra ciò che si definisce con il termine "nuovo", cioè  zone in cui si è costruito da nuovo.
Il colore giallo è dove è presente la maggior parte dei nuovi aggregati urbani.

 (Il "nuovo" in Italia)

Si può notare come  questo colore sia distribuito, certo con alcune differenze, in tutt'Italia. Da nord a sud.

La parola d'ordine deve essere "ristrutturazione"! Questo porta molti vantaggi, tra cui:
- dare lavoro a tante piccole imprese edili
- riutilizzare un bene già edificato
- convertire immobili a bassa resa in edifici moderni più ecocompatibili
- riqualificare zone degradate
- mantenere gli spazi verdi liberi da cemento
- lasciare i campi agricoli all'agricoltore
- aumentare la reale occupazione

Se state cercando una casa in cui abitare non costruitela. Il mercato immobiliare è pieno di ottimi edifici ad ottimi prezzi. Se volete contattate delle piccole imprese locali per fare lavori di ristrutturazione e manutenzione. 
Solo in questo caso voi potrete fare del bene all'occupazione, al territorio e anche a voi stessi.

Siamo convinti che l'aquirente immobiliare abbia moltissima influenza.
Con le nostre scelte si può cambiare la domanda costringendo gli impresari a cambiare tipo d'offerta.
Non comprate immobili nuovi o "su carta" e non fateli comprare ad amici o conoscenti. Ogniuno di noi può salvare un metro alla volta, un terreno alla volta.
Noi dobbiamo spingere non verso un'espansione ma verso un'implosione urbana perchè, fino a prova contraria, il cemento non si mangia!

lunedì 29 luglio 2013

Food Industry...

Stasera vi facciamo vedere un film documentario alquanto duro.
Avvisiamo gli stomaci deboli e gli irascibili a stare calmi poichè tutto ciò che vedrete è un film... Anzi no! Preoccupatevi e arrabbiatevi perchè questa è la realtà delle cose.

Si parla di industrie del cibo multinazionali. Società che hanno trasformato l'alimento umano e il rapporto tra agricoltore e consumatore in mero bilancio economico.

In ogni bilancio si tagliano i costi in nome dei profitti. Ogni multinazionale cerca di eliminare la concorrenza e creare un monopolio del cibo. Il risultato ve lo facciamo vedere nel video.

BUONA VISIONE: 
(per quanto può essere buona)


VE LO RIPETIAMO:
Comprate biologico, a chilometro 0, attraverso i GAS, dal produttore, da piccoli negozianti affidabili. 
E' vero, a volte, questi canali costano leggermente di più ma volete paragonarlo alla salubrità del cibo che ingerite?!


Ora Basta!

Vorremmo avere la vostra massima attenzione:

Chi ci segue ormai da mesi sa che con il nostro blog anche noi parliamo di terra, di sviluppo ecosostenibile, di orti urbani, di autoproduzione, di permacoltura e di tanto altro ancora...
In ogni caso basiamo ogni informazione su ricerche scientifiche fondate.

Ci sentiamo in dovere di scrivere un post che devi dai nostri soliti consigli teorici e/o pratici ma che esplichi la nostra idea di fare informazione.

Sempre più spesso capita di aprire facebook e vedere tra gli aggiornamenti di pagine a noi vicine, notizie di forte impatto sociale.
L'ultimo post che abbiamo letto e che ha fatto scattare in noi la necessità di scrivere questo articolo è stato pubblicato da una pagina che noi consideravamo molto attendibile e seria. Un blog importante del nostro settore.
Si parlava delle fantomatiche "scie chimiche".

Quando abbiamo aperto il blog lo abbiamo chiamato così in riferimento alla Terra e al Capitale.
La Terra è il nostro pianeta. L'unico, il solo, l'organismo massimo da tutelare e difendere con forza, il substrato su cui produciamo il cibo e sul quale convivono miliardi di esseri viventi.
Il Capitale è riferito all'importanza. Il valore inestimabile della terra, la socialità che essa crea, la condivisione di un bene comune. Un valore che va oltre quello meramente economico.

Ci sono tanti blog che si prefiggono di salvare il pianeta. Scopo nobile.
Un giorno scopri, però che sempre più blogger si perdono nel parlare di argomenti di sicuro impatto ma non fondati su argomentazioni scientifiche.

Certo anche noi avremmo più seguaci se parlassimo di UFO, di Controllo delle Menti, di Mostri nascosti dai governi o di Scie Chimiche. Le menti deboli sono tante, si fanno facilmente abbindolare e, cosa perfetta, sono quelle che più si prestano a divenire fanatiche dell'argomento assicurando al blogger un pubblico fedele e una diffusione ampia.

Sarebbe molto facile.
Noi però preferiamo avere meno "seguaci" ma più attenti e critici. Vogliamo un pubblico che, nel caso scrivessimo stupidate, ce lo dicessero. In ogni momento.

La caccia alle streghe ha sempre suscitato in noi un senso di "azione". Il senso di essere protagonisti nello scoop. Quanto sarebbe bello scoprire un alieno o filmare delle scie chimiche o scoprire i segreti nascosti dei nostri governi...
Sarebbe troppo normale osservare un aereo nel cielo davanti a una scia di condensa. E' necessario montare una storia più scioccante e d'impatto.
E' come guardare un cielo notturno, vedere una luce sospetta e pensare immediatamente a un essere pensante e altamente tecnologico venuto sul nostro pianeta per conquistarci.

Ecco, in Terra Capitale non troverete mai cose del genere.
Siamo più noiosi, è vero, ma rimaniamo convinti che il nostro pianeta si può e si deve proteggere con la serietà scientifica e la concretezza delle azioni.

Non fraintendeteci, noi non siamo gli unici seri, i più bravi, i primi. Neppure vogliamo esserlo.
Ci sono tanti altri blog che condividono i nostri ideali e obiettivi.

Ciò che noi vogliamo spingervi a fare è quello di controllare sempre le informazioni che leggete e di commentare quando qualcuno devia nel paranormale, nel magico, nell'illusorio.

Magari un giorno ci capiterà anche a noi di scrivere buffonate a causa di nostra distrazione. Noi vogliamo che voi ce lo diciate. 
 
Vogliamo un pubblico serio, sveglio, attivo e siamo convinti che voi tutti lo siate già.

Buon proseguimento di lettura.
Lo staff di Terra Capitale.

domenica 28 luglio 2013

Battere il caldo senza condizionatore!



Nelle ultime settimane molte città italiane sono state strette nella morsa dell'afa. Per difendersi dal caldo, però, non tutti hanno a disposizione un condizionatore (costo medio dai 1000 ai 1500 euro), il cui utilizzo rimane sì il modo migliore per rinfrescare la casa, ma non è molto amico dell'ambiente...


La prima mossa che puoi fare è originare "gallerie del vento casalingo": apri le finestre nelle ore serali, in modo tale da creare correnti d'aria fra una stanza e l'altra. Se l'esposizione della casa non lo consente, puoi essere tu stessa a creare artificialmente flussi d'aria con un ventilatore.
Durante il giorno tieni finestre chiuse e tapparelle abbassate, in modo da mantenere la temperatura negli ambienti interni. Riaprile solo quando il sole comincia a calare e lasciate pure spalancate fino a quando non andrai a dormire.
Installa alle finestre delle tende bianche, in modo che riflettano il calore, allontanandolo.

Un ventilatore da soffitto può rappresentare un buon investimento. Può abbassare la temperatura di una camera di 6 o 7 gradi, e inciderà sulla tua bolletta meno di 8 euro al mese se lo tieni acceso anche 12 ore al giorno. I ventilatori da soffitto sono la scelta migliore, ma anche un buon ventilatore portatile può essere molto efficace. In questo caso, per ottimizzarne il rendimento,  puoi azionarlo accanto a bottiglie piene di ghiaccio. Piccoli movimenti dell’aria possono abbassare la temperatura di una camera di 3-4 gradi.

Sostituisci le lampadine a incandescenza con quelle a basso consumo energetico o al neon: producono la stessa luce ma consumano un quinto dell’energia.
Accertati che computer, televisore e tutti gli apparecchi elettronici non essenziali siano sempre spenti e scollegati nelle ore notturne. Non solo perché questo comporta un grande risparmio energetico ma soprattutto per ridurre il calore sprigionato da questi apparecchi anche quando sono solo in posizione di stand-by. Cerca di evitare attività che producono calore, come cucinare usando il forno, nei giorni più caldi o durante le ore più calde della giornata. Quando lo fai, utilizza l’aspiratore per far uscire l’aria calda dalla casa.


Se hai la fortuna di avere lo spazio, realizza una barriera verde piantando alberi e rampicanti di fronte alla facciata sud o ovest dell'abitazione. Ad esempio, anche solo tre alberi piantati nella maniera corretta attorno alla casa, possono farti risparmiare sulle spese per il riscaldamento e l’aria condizionata, una somma compresa tra 60 e 150 euro all’anno. La temperatura dell’aria è 3-6 gradi inferiore nei quartieri ricchi di alberi. Se il solaio lo consente, progetta una copertura a verde pensile.


Quando proprio in casa non si respira prova ad appendere un asciugamano o un lenzuolo bagnato davanti alla finestra aperta. È' uno stratagemma che si rivela utile soprattutto quando l’aria all’esterno è più fresca e più secca rispetto a quella che si trova all’interno della casa, come capita ad esempio di sera. Grazie all’acqua che evapora dall’asciugamano, entra in casa aria più fresca.
Si può anche abbinare l'asciugamano bagnato e strizzato (solo umido) con il ventilatore creando una sorta di aria condizionata artigianale.




Pensare avanti...

Anche se ci troviamo in piena stagione orticola e produttiva, questo è il periodo di pensare ad un nostro possibile sviluppo per l'anno prossimo.

Se quest'anno abbiamo comprato già le piantine pronte da trapiantare, perchè non provare a parture da seme il prossimo anno?
Pomodori, basilico, peperoni, ecc.. sono piante complesse da allevare da seme ma possono dare grandi soddisfazioni.

In questo post vi spiegheremo come elevare la nostra tecnica a uno step superiore.
Non so se vi è mai capitato di sentire termini come: letto caldo, sottovetro, piena terra, in tunnel.
Sono termini spesso legati alle tecniche di semina.
Principalmente si riferiscono a strutture costruite da noi per poter ricreare condizioni ottimali per la germinazione dei semi.

Il termine più semplice è "in piena terra". Significa che i semi possono essere messi direttamente in campo. Non ci sono marchingegni auto-costruiti da mettere in gioco.

Il "letto caldo" non è quello che ci aspetta in inverno in camera ma un sistema che permette di avere un pezzo di terra ad una temperatura più elevata rispetto all'ambiente esterno. E' indispensabile per poter partire da seme con piante che necessitano buone temperature di germinazione (pomodori, peperoni, melanzane, ecc...). Se volessimo seminare questi ortaggi in pieno campo dovremmo aspettare troppo tempo e quindi la pianta non avrebbe tempo di arrivare a maturazione.
Qua alleghiamo un video che spiega in modo semplice come costruirlo.


Per "sottovetro" si intende una semina avvenuta in serra. La serra è una struttura (anche di piccole dimensioni) simile a letto caldo ma, al contrario di questa tecnica, la coltivazione avviene staccata da terra.
In realtà, il più delle volte, il vetro è sostituito da plexiglas. Più facile da maneggiare e indistruttibile.
Costruire un piccola serra non è cosa complessa, anzi. Le serre casalinghe più facili sono composte da due elementi: una vasca in cui poggiare i nostri vasetti e un foglio di plexiglas sopra.
Le serre servono dove il letto caldo non riesce a sopperire alle fredde gelate invernali o in caso di ortaggi particolarmente difficili per via di temperature di germinazione alte (per esempio il basilico).
Esistono già in commercio piccole serre ma con un pò di inventiva è facile auto-costruirsela in casa.


Il "tunnel" è quella costruzione a forma di tunnel composta da strutture ad arco che sostengono un rivestimento fatto da cellophane. Il tunnel può servire per due scopi principali: mantenere una temperatura più elevata all'interno ma anche (se si sostituisce la plastica con una rete ombreggiante) a mantenere ombra nei giorni più assolati.


Come vedete sono costruzioni che, pur semplici che siano, prendono del tempo e per questo postiamo queste informazioni in questo periodo.
Una volta che voi avete a vostra disposizione questi mezzi potrete davvero dare un'accelerata alle vostre coltivazioni. 

venerdì 26 luglio 2013

Le palle di Fukuoka

Il titolo è provocatorio, lo sappiamo.

Vi tranquillizziamo subito. Non intendiamo dire che Fukuoka raccontasse bugie ne, tanto meno, vogliamo parlare di organi fisici.

Fukuoka è considerato il padre della permacoltura. Uomo giapponese che, grazie ai suoi studi scientifici (era un eccellente ricercatore di patologia vegetale) capì che c'era la possibilità di un'altra agricoltura.
La sua idea si basava sul lavorare meno e assecondare la natura spingendo sulla biodiversità. Creò la permacoltura, cioè il modo di coltivare senza lavorare il terreno e senza mai lasciare scoperto il suolo.

Oggi noi vogliamo parlare di una pratica "altamente sovversiva" inventata dal giapponese: quella dei proiettili di semi.


(soddisfazione nella creazione del primo proiettile)

Mentre qualcuno, in Italia, cantava "mettete dei fiori nei vostri cannoni", in Giappone c'era una persona che fabbricava proiettili di semi.


 (proiettile di semi appena fatto messo su giornale per togliere l'acqua in eccesso)

Anzitutto cosa sono, cosa servono e come si fanno...

I proiettili di semi sono semplici palline di terra in cui sono stati inglobati dei semi di piante che ci interessano.
Voi direte "Sai che rivoluzione..." ed invece è proprio una rivoluzione concettuale.
Unendo i semi con fango misto la letame maturo il tutto impastato con acqua si hanno svariati vantaggi.

1- i semi sono inglobati in un materiale resistente e inattaccabile
2- i semi sono subito messi a contatto con un substrato ideale e umido
3- l'argilla rimane umida a lungo idratando costantemente il seme in germinazione
4- le palline possono essere distribuire in modo ordinato e si può quindi praticare la tecnica di pacciamatura
5- le palline sono facili da fare e hanno un costo praticamente nullo

Ad oggi questa pratica è utilizzata molto dagli attivisti dei gruppi di Guerrilla Gardening poichè si possono preparare proiettili con semi di fiori misti e possono poi essere agilmente lanciate su zone incolte e abbandonate.
Il risultato è spettacolare.

Come farle?

Molto semplice.
3 parti di letame maturo e 5 parte di argilla. Mescolate a secco per miscelare i due componenti. Aggiungete acqua poco alla volta senza esagerare. La consistenza deve essere quella del cemento. Lo strumento che utilizzate per mescolare, se lasciato in piedi, deve rimanere in piedi all'interno della miscela. Questa è un ottimo segnale della consistenza. Se cade è troppo liquida.
A questo punto, con tre dita (pollice, indice e medio) prendete un pizzico di miscela, appiattitelo, mettete dentro i semi e appallottolatelo in modo che i semi rimangano all'interno.

Se ne fate in quantità allora conviene metter i semi direttamente nell'impasto in modo a appallottolare subito la miscela che contiene già i semi. Lavoro meno curato ma molto più rapido.

 (bombe di semi decorativi in germinazione)

    

mercoledì 24 luglio 2013

Tecniche insolite

Oggi parliamo di particolari tecniche colturali che possiamo utilizzare nel nostro orto per migliorare la nostra produzione.

Sono tecniche che si basano sul controllo della parte verde della pianta (foglie e germogli).

Bisogna anticipare prima un'informazione. La foglia, come qualsiasi organo vivente, ha una vita definita. Nasce, cresce, muore e viene sostituita da altre nuove foglie.
Difficilmente una foglie rimane attiva per tutta la stagione vegetativa. Anche se noi le vediamo verdi, in realtà la loro produzione di zuccheri, dovuta alla fotosintesi, cala inesorabilmente.

Le foglie hanno anche importante funzione di copertura e ombreggiatura di parti sensibili. Una fitta chioma può impedire ai raggi solari di passare e mantenere un'umidità più alta al di sotto della chioma stessa.

Le due tecniche di cui parliamo oggi sono utilizzate proprio per modificare la chioma e/o sostituire le foglie vecchie.
In gergo si chiamano: SCACCHIATURA (O SFOGLIATURA), SFEMMINELLATURA E CIMATURA.

Prendiamo per esempio la coltivazione del pomodoro che si presta ad entrambe le tecniche.

LA SCACCHIATURA (O SFOGLIATURA):
La scacchiatura (o sfogliatura), come dice il termine stesso, consiste nel togliere alcune foglie in alcuni momenti precisi.

E' utile, alle volte, mantenere una buona copertura fogliare nelle prime fasi di maturazione (quando il piccolo pomodoro è verde) poichè, specie nelle zone più calde d'Italia, questo permette di evitare pericolose bruciature che rovinerebbero il pomodoro. Le foglie possono proteggere anche dai violenti temporali estivi creando uno scudo elastico che impedisce alle grosse e forti gocce di pioggia di danneggiare il frutto.
Il maggior numero di foglie fa sì che anche l'umidità rimanga ottimale e che la pianta vada in stress idrico con maggior difficoltà. E' bene sapere che il frutto in crescita (specie nelle prime fasi) ha bisogno di moltissima acqua e che uno stress idrico bloccherebbe irrimediabilmente la crescita.   

Allora perchè c'è bisogno di togliere le foglie?

Quando il frutto è sviluppato e sta cercando di virare il colore dal verde al rosso è il momento di defogliare.
L'epidermide (buccia) del pomodoro si assottiglia e diviene sensibile agli attacchi fungini. Arieggiare la chioma togliendo delle foglie vicino ai frutti permette di diminuire l'umidità e il rischio che si sviluppino i funghi.
Il frutto rimane sotto il sole e i raggi UV bombardano la buccia e uccidono moltissimi batteri (anche patogeni).
Attraverso il sole non si ricorre a fitofarmaci.
Il frutto, che prima aveva bisogno di tantissima acqua, ora ne ha bisogno di meno per maturare. L'acqua si riduce e gli aromi si concentrano rendendo gustoso il pomodoro. Se non si esegue questa pratica c'è il rischio che il pomodoro resti acquoso.
Il sole inoltre rende possibile la sintesi di una quantità maggiore di licopene (la sostanza che rende rossi i pomodori). Questa molecola è un antiossidante fenomenale e utilissimo per una corretta dieta alimentare.

(prima della sfogliatura: le frecce indicano le foglie che andranno tolte)



LA SFEMMINELLATURA:

La sfemminellatura è una pratica utilizzata per togliere le "femminelle".
Una "femminella" è un germoglio nato da un'ascella fogliare. Un germoglio dell'anno che si accresce lateralmente rispetto al fusto principale.

Molti credono che si tolgono le femminelle perchè non sono produttive. Questa è una credenza sbagliata. Le femminelle, pur producendo meno, sono in grado di originare fiori e quindi frutti.
Oltre a questo, i nuovi germogli sono un validissimo messo per "ringiovanire" la chioma con foglie nuove e ad alta resa fotosintetica.

Allora perchè c'è bisogno di togliere le femminelle?

C'è bisogno di effettuare la sfemminellatura per gli stessi motivi della sfogliatura. Circolo di aria e sole all'interno della chioma ma anche, in caso di media-alta produzione, per velocizzare e semplificare la raccolta dei pomodori.
Una pianta di pomodori può produrre anche una decina di femminelle che crescono velocemente e che andrebbero a creare una chioma disordinata.
Noi consigliamo di non togliere tutte le femminelle ma di concentrarsi solo su quelle che partono nei primi 40-50 cm.
Questo fa si che nella zona maggiormente produttiva (proprio quella dalla base fino a metà altezza) ci sia circolo d'aria e semplicità di chioma.
Lasciare le femminelle alte vuol dire aver un buon numero di foglie nuove e attive nel luogo dove i raggi solari sono maggiori (la cima della chioma). Questa presenza non darà fastidio in momento di raccolta.
Gli zuccheri prodotti dalle foglie hanno sempre andamento distale-basale, cioè si muovono con maggior vigore dalle foglie alle radici.
Se le foglie nuove sono in alto e il frutto e in basso si ha una maggior concentrazione di zuccheri nel frutto e un maggior aroma.

(il dito indica una femminella che sta crescendo)



LA CIMATURA:
Per cimatura si intende il taglio netto della cima principale della pianta.
Alcune piante e alcune varietà crescono troppo in altezza. Sappiate che il fusto è come una linea del tempo. I frutticini che comunque cresceranno in alto o lontani dalla base sono "partiti" dopo e molto probabilmente non faranno in tempo a maturare entro la fine del ciclo.

Non solo. Gli ultimi frutticini succhiano comunque energia e zuccheri alla pianta. Sostante che potrebbero andare nei veri frutti in maturazione sono deviate in altri frutti destinati a marcire acerbi sulla pianta.

Per questo si esegue la cimatura. Per evitare che la pianta sprechi energia su frutti "fallimentari" piuttosto che concentrarla su frutti buoni che sono quelli che interessano noi.
Oltre a ciò non c'è da dimenticare che una pianta troppo alta o troppo lunga e più debole. Può cadere, rompersi, intralciare la chioma della pianta vicina. 
Ogni pianta ha la sua altezza (lunghezza) massima ottimale. Per il pomodoro può essere alto 1,70m al massimo, per una zucca si contano i frutticini. Una pianta può nutrire 2 o al massimo 3 zucche e non oltre e per cui si cima il tralcio principale che va oltre, privilegiando tralci secondari più compatti.   

 (pianta prima della cimatura)

 (pianta gestita in modo corretto: sfogliata, sfemminellata e cimata)

GESTIRE LA CHIOMA DI UNA PIANTA VUOL DIRE, NON SOLO AVER FRUTTI MIGLIORI, MA ANCHE DOVER AFFRONTARE MINOR PROBLEMATICHE SANITARIE E QUINDI EVITARE L'UTILIZZO DI PRODOTTI CHIMICI.
UNA CHIOMA ORDINATA PERMETTE MINOR SPRECO DI ENERGIA, DI ULTERIORI LAVORI INUTILI E UNA MAGGIOR FACILITA' DI CONTROLLO E RACCOLTA. 


martedì 23 luglio 2013

L'umido, preziosa risorsa!

Abbiamo più volte parlato di come il riciclaggio è fondamentale nella società del futuro. Ci siamo soffermati anche sulla lombricicoltura (o lombricoltura), sull'importanza dell'humus e su come sia facile e produttivo creare una compostiera domestica.

Oggi torniamo sull'argomento spingendoci un pò più in là. Parliamo di compostaggio di gruppo. Un'evoluzione possibile che già sta avvenendo.
Come sempre, quando ci si organizza e si distribuiscono le mansioni tra più persone, si abbassano i costi e si aumenta la produttività.

Se più persone si mettono attorno a un terreno a loro disposizione e si dedicano con spirito d'iniziativa verso questo progetto allora potranno vedere grandi risultati in breve tempo.

Se una persona produce 1Kg di terriccio, 10 persone non producono 10Kg ma molto di più e con un costo minore poichè non sarà necessario costruire o comprare 10 compostiere.

(piccolo sistema domestico)

Il sistema già messo in opera da alcuni gruppi è il seguente.
Individuano il terreno.
Per 5 famiglie basta uno spazio 5x5.
Si toglie il cotico d'erba superficiale con un vanga e successivamente si dispone il terreno a "schiena d'asino" cioè si crea una piccola collina che corre in mezzo per tutta la lunghezza. 
Si comprime bene il terreno con una pala e camminandoci sopra. In questo modo si creano 2 spioventi laterali per lo sgrondo dell'acqua in eccesso.

Si riveste il terreno con del cellophane spesso e lo si tiene fermo con dei blocchetti prefabbricati di cemento (costano meno rispetto ad altri materiali) che comporranno tutto il bordo della compostiera a modi cordolo. Non cementate tra loro i blocchetti ma accostateli semplicemente. Questo renderà possibile il passaggio d'aria e lo sgrondo laterale dell'acqua in eccesso.

Ora siamo pronti!

Dividiamo lo spazio in tre strisce:
la prima servirà per depositare gli scarti umidi freschi, la seconda servirà per ricevere il primo materiale ottenuto (ancora grossolano) e la terza servirà per arrivare a buon terriccio.
Non dobbiamo dividere fisicamente gli spazi!

Quando abbiamo una buona quantità di materiale (scarti di cucina o dell'orto, il cotico che abbiamo levato per preparare la compostiera, delle foglie secche o piccoli rami, possiamo aggiungere i lombrichi.
Per velocizzare il lavoro prendetene in quantità. Si possono comprare nei negozi per articoli da pesca e non costano molto.
I lombrichi devono potersi muovere liberamente tra materiali a diverso grado di decomposizione ed è per questo che non dobbiamo dividere le tre strisce.

(lombrichi in movimento nel terriccio)

I lombrichi necessitano di ombra, umidità e aria.
Per l'ombra si può costruire la compostiera in zona già di per sé ombrosa oppure si può coprire con un foglio di compensato o multistrato bucherellato. Facile, poco costoso e fatto con materiale vegetale e decomponibile.

Per l'umidità è necessario bagnare tutta la compostiera quando si nota che è troppo secca e polverosa, specie negli strati inferiori. Nel caso abbiate la possibilità di farlo potete pensare ad un sistema di irrigazione a goccia, ma va bene il caro vecchi innaffiatoio.
L'acqua non serve solo ai lombrichi ma accelera tutti i complessi processi di degradazione ed inoltre serve per evitare odori sgradevoli.

L'aria non è un problema. State attenti a non accumulare troppo materiale in un solo punto ma spargetelo su una superficie più ampia. Non si consiglia di andare oltre l'altezza di due blocchetti impilati (40-50cm) per evitare che gli strati inferiori restino asfittici.
La copertura di legno va bucata proprio per far circolare l'aria ed entrare l'acqua piovana.

Per evitare la fuga dei preziosi lombrichi, il cellophane non deve essere bucato. Quando lo srotolate sul terreno fate attenzione che non ci siano sassi appuntiti in grado di tagliarlo. Lisciate bene il terreno.
Non fate mai toccare il cumulo di rifiuti umidi con la copertura di compensato altrimenti i lombrichi, scalando il cumulo, potrebbero uscire dai buchi della copertura o, peggio, potrebbero cominciare a decomporre il legno.

DI SEGUITO RIPORTIAMO LO SCHEMA DETTAGLIATO PER LA COSTRUZIONE:


domenica 21 luglio 2013

La naturalità del terreno

In questo post parliamo di ciò che non bisogna fare quando vogliamo iniziare a costruire e mantenere un orto.

Il punto focale che dobbiamo sempre tenere presente è: MAI ANDARE CONTRO NATURA!
Ve lo diciamo non perchè siamo i classici alternativi ma semplicemente perchè la natura delle cose è molto più forte di noi individui.

La prima cosa da fare è osservare un prato stabile. Cosa s'intende per "prato stabile"?
E' un prato che apparentemente è immutabile nel tempo. Un lembo di terra che ha raggiunto un equilibrio nella sua evoluzione.

(prato stabile montano, da notare la varietà di specie vegetali)

Noteremo come non vi sia terreno stabile che non abbia copertura. Per cui il nostro orto dovrà avere copertura (pacciamatura).
Inoltre si può vedere l'assortimento di specie vegetali. Anche nel nostro orto dovranno convivere differenti specie per un giusto equilibrio.

Il nostro obiettivo è utilizzare bene le nostre energie senza buttarle cercando di combattere contro l'evoluzione normale dell'orto. Sarebbe come cercar di remare contro una fortissima corrente.

Non dilunghiamoci troppo.

La prima cosa da fare è tagliare l'erba presente. Rastrellate l'erba tagliata e lasciatela seccare perchè servira per creare la pacciamatura.

(taglio e raccorta dell'erba da seccare)

Ora potete girare il terreno. Ebbene sì, dopo sta predica di seguire la natura dovete agire contro corrente ma solo per un breve periodo e solo all'inizio.

Il girare il suolo togliendo il cotico erboso, ci permette di osservare il sottosuolo con maggior dettaglio. Possiamo verificare la presenza di ostacoli che potrebbero danneggiare le future coltivazioni. Non solo sassi o radici ma anche variabilità di suolo, presenza e distribuzione di detriti.
Dobbiamo eliminare tutti gli ostacoli.
Dopodiché bisogna assolutamente lasciar riposare il terreno al fine di ristabilire l'equilibrio.

 (girare il terreno serve per verificare le condizioni del suolo)

Togliere il cotico erboso significa selezionare il tipo di copertura. La copertura che vogliamo è una copertura morta, che non cresce, che non ha alcun fabbisogno e che non dia quindi fastidio alle nostre future piantine.
L'erba secca tenuta dal taglio sarà la nostra pacciamatura.

Tenete anche il cotico erboso. Scrollate la terra in eccesso intrappolata tra le radici e mettete il cotico a bagno in acqua per velocizzare i fenomeni di degradazione. Alla fine avremo un liquido denso, marrone scuro con odore di sottobosco e terriccio umido che è un buonissimo ammendante da utilizzare come concime se non si ha a disposizione del letame.

E' bene preparare il terreno nel tardo autunno in modo che la terra abbia il tempo di riequilibrarsi in inverno aiutata dalle precipitazioni e dall'irraggiamento solare meno potente.

In primavera, un mese circa prima di cominciare il vostro primo anno di coltivazioni, distribuite sul terreno il vostro concime fatto d'erba e, nel caso non basti, del letame maturo (meglio di cavallo, se riuscite a trovarlo).
Girate il terreno senza andare in profondità come avete fatto in autunno ma solo lo stretto necessario per poter interrare il concime.
Assicuratevi di aver tirato in piano il terreno. Utilizzate un rastrello per l'operazione di livellamento.

Ora siete pronti per seminare o piantare ciò che vorrete.

Ogni volta che occupate parte del vostro orto dovrete coprire tutti gli spazi vuoti attraverso il fieno di vostra produzione. Spargete l'erba secca in modo disordinato e assicurandosi di incrociare gli steli creando un tappeto uniforme e spesso 2-3 cm.

 (distribuzione dell'erba secca tra le piantine)

Vedrete che se si rispetta l'equilibrio del suolo potrete coltivare ottimi ortaggi con un uso di energia fisica nettamente minore rispetto al tradizionale orto a suolo nudo.

giovedì 18 luglio 2013

Tutti i numeri del disastro

Quali sono le emergenze attuali in Italia?
Il lavoro?
La crisi economica?
La povertà crescente?

Sì, sono gravi problemi ma ce n'è uno di gravissima entità che nessuno cita mai.
Riguarda il nostro paesaggio!

Voi ci direte: "Sì, va bé, però cominciamo prima a pensare al lavoro. Dovremmo pur mangiare. No?!"
Già è vero.
Se però noi riuscissimo ad unire i due fattori con un'unica soluzione?

Cominciamo a vedere il problema "Paesaggio".
Questi che seguono sono gli sconvolgenti numeri. Non sono solo cifre ma sono persone, cittadini, abitanti di questo bello stivale di terra che tutto il mondo ci invidia e che noi, puntualmente, schifiamo e maltrattiamo.

ECCOLI QUA I NOSTRI VERI PROBLEMI:
  • 68,9%  - la quota di comuni (5.581) in aree classificate a potenziale rischio idrogeologico più alto
  • 7,1% - la parte di superficie nazionale a potenziale rischio idrogeologico più alto
  • 100% - la quota di comuni a rischio potenziale più alto in Calabria, Umbria e Valle d’Aosta.
  • 11% -  la quota di comuni a rischio potenziale più alto in Sardegna
  • 6,8% - la parte di territorio nazionale interessato da fenomeni franosi
  • 43 - i miliardi di euro necessari per mettere in sicurezza il territorio italiano (27 al Centro-Nord, 13 al Sud, 3 per gli interventi di recupero delle coste)
  • 10.000 – il numero di vittime, feriti o dispersi in Italia, tra il 1900 e oggi, a causa del dissesto idrogeologico
  • 350.000 – il numero di senza tetto e sfollati, tra il 1900 e oggi, a causa del dissesto idrogeologico
  • 8 – l’ammontare, in miliardi di euro, dei danni per alluvioni in Italia dal 1998 (anno della tragedia di Sarno) ad oggi
  • 480mila - i fenomeni franosi verificatisi in Italia
I dati, presi da Legambiente sono incredibili. In un secolo un paese di medie dimensioni è sparito! Più di una  città è rimasta senza un tetto.

C'è una forte correlazione tra abbandono del territorio e dissesto idrogeologico.
Il trend è stato in forte ascesa durante il boom economico quando i contadini divennero operai.



Tra i dati sopra citati manca il valore economico dei danni. Troppo elevata è la cifra.
Mantenere il territorio non vuol dire spendere soldi a vuoto ma risparmiare su danni futuri incalcolabili in termine di soldi e, sopratutto, di vite umane.


L'agricoltura è la custode del territorio.
Non dobbiamo immaginarci poche e grosse aziende agricole. Quelle ci sono già e, per loro struttura aziendale, prediligono solo i terreni "migliori", quelli in piano, profondi, fertili e facilmente meccanizzabili.
Luoghi in cui il peso del dissesto è comunque limitato.

Noi dobbiamo invece spingere su piccoli agricoltori che inerpicati nelle zone più scoscese di colline e montagne si prodigano in operazioni colturali che permettano al territorio di mantenersi nel tempo.
Non solo i piccoli agricoltori sono fondamentali.
Noi dobbiamo spingere tutti i cittadini a mantenere un piccolo appezzamento.
Basta un orto o un piccolo frutteto.
Non serve iniziare dal grande ma avvicinare il cittadino alla terra, sentirla propria e passo passo ricreare quel legame perso tra uomo e territorio.

Noi stimiamo tutte le iniziative legate al mondo degli orti urbani proprio per questo. Non importa se l'orto è in centro città, in piano e sicuramente a basso rischio idrogeologico, quel gesto di mantenere un terreno abbandonato e deturpato è il primo passo per avviare la comunità nella direzione giusta.



Inoltre la piccola produzione è una forte azione per rimanere in attività. Che siate disoccupati in cerca di lavoro, pensionati con la minima o semplici hobbisti, l'orto può essere un buon modo per arrotondare il reddito o semplicemente risparmiare sugli acquisti.

Il tutto facendo del bene al territorio.

mercoledì 17 luglio 2013

Città in Transizione

Sapete cosa sono?! No?!
Bhè, non lo sapevamo neppure noi fino a qualche mese fa quindi ora ve lo spieghiamo perchè ne vale davvero la pena.

Per Città in Transizione si intende una cittadina che sta già seguendo il procedimento per smarcarsi dalla dipendenza del petrolio.
Il movimento nasce da un idea dell'ambientalista Rob Hopkins nel 2005. L'obbiettivo è rendere più sostenibile il possibile impatto dovuto a una crisi petrolifera planetaria.
L'organizzazione "Transition Towns" ha avuto subito successo.
Ad oggi ci sono centinaia di cittadine sparse in tutto il mondo che stanno seguendo il protocollo.

In pratica, i sostenitori di questa impresa, sostengono che abbiamo superato il picco d'estrazione di greggio e che da quel momento la produzione di petrolio continuerà inesorabilmente a scendere causando l'innalzamento alle stelle del prezzo.

A quel punto noi, che abbiamo basato tutta la nostra civiltà su questo bene, ci troveremmo spiazzati. Il risultato sarebbero crisi economiche e sociali secondarie che ci porterebbero al medioevo.

Le "Transition Towns" servono a impedire ciò. Creando una consapevolezza a questo possibile futuro e fornendo alternative valide per sopperire alla mancanza del petrolio. Comunità che spingono verso le fonti rinnovabili e abitudini quotidiane sostenibili.

 (schema degli obiettivi)



A questa organizzazione si aggancia il Movimento per la Decrescita Felice che spinge proprio sulle differenti possibilità di sviluppo che si sgancino dal consumismo sfrenato.


Voi non crederete ai propri occhi guardando la seguente mappa:
MAPPA DELLE "TRANSITION TOWNS" ITALIANE 

Il sito ufficiale delle Città in Transizione:
http://transitionitalia.wordpress.com/

Il video intervista della Presidente di Transition Town Italia la trovate QUA!

Un rifiuto buono

Oggi parliamo di un "rifiuto" che è diventato un prodotto d'eccellenza italiano: è la grappa.

Ebbene sì, forse voi non sapete che la grappa nasce da un rifiuto. I grandi proprietari terrieri vitivinicoli pagavano gli operai con la vinaccia, cioè con lo scarto della vinificazione.
I contadini cercavano di ricavare un ulteriore vino denominato "torchiato" perché venivano torchiate al massimo le vinacce per liberare l'ultimo vino che era comunque di bassissima qualità.

(torchio manuale)

I primi distillatori capirono che l'alcol (etanolo) è molto volatile. Si sentiva odore d'alcol in cantina.
Trovarono il modo per accelerare il processo e condensare i vapori: è l'invenzione dell'alambicco. Strumento già utilizzato ai tempi degli egizi ma adattato alla distillazione della vinaccia dagli artigiani italiani.

(bicchiere di grappa, nasce sempre trasparente)

Il principio è facile. Si scaldano vinacce fermentate e i vapori ricchi in etanolo vengono condensati attraverso acqua fredda. Molto semplice, no?

Il problema però è un altro. Il fatto che l'etanolo è solo uno (il principale) costituente dei vapori. Ci sono molecole di aromi e sapori differenti ma anche, purtroppo per noi, il famoso Metanolo.

Il metanolo è un parente stretto dell'etanolo. E' estremamente tossico e sappiamo tutti i danni che può fare se ingerito. Dalla cecità alla morte. Ne basta una dose relativamente esigua.

Il metanolo è una molecola molto volatile e quindi esce insieme all'etanolo. Essendo però più leggero dell'etanolo ha un punto di ebollizione più basso.
Per tale ragione la prima grappa che esce, la cosiddetta testa, va buttata perché ricca in metanolo.

(il metanolo viene utilizzato come combustibile)

Altra problematica sono gli aromi indesiderati. Questi sono composti da molecole più pesanti e complesse che entrano in vapore con temperature elevate e per questo si cerca di mantenere la temperatura costante tra i 70° e gli 80°C.

La tecnica evolutiva degli alambicchi è stata tutta incentrata sul sistema per rendere agevole questa divisione degli elementi.


Questo è lo schema di un alambicco professionale discontinuo, il più utilizzato.
Si nota come le caldaie che estraggono i vapori alcolici occupano, in realtà, uno spazio limitato (a sinistra).
Tutto il resto è dedicato alla condensazione dei vapori e alla loro divisione in grappa "buona" (o cuore) e grappa da buttare (teste e code).

L'uomo ha sviluppato un modo per poter estrarre da un rifiuto un nuovo bene.
La grappa è scorbutica. Non è per tutti. O piace, e la si ama, o non piace, e dà fastidio persino l'odore.

Che vi piaccia o no, secondo noi la grappa rappresenta in sintesi un'economia produttiva sana.

Riportiamo un video molto ben fatto che spiega, attraverso un piccolo ma professionale alambicco, le fasi della distillazione: distillazione la grappa o acquavite 

martedì 16 luglio 2013

Non solo ILVA

Caso ILVA,
Un caso non certo isolato purtroppo.

Ci sono nuclei aziendali che inquinano tutto il giorno per tutti i giorni eppure non fanno notizia.
Siamo capitati, quasi per caso, nell'articolo di Linkiesta che riportiamo qua sotto.

E' dotato di mappa satellitare interattiva che mostra dove sono i complessi industriali più inquinanti d'Italia. Molto probabilmente ne avremo tutti uno abbastanza vicino.

Attenzione. Questi sono quelli "regolari" cioè quelli che, secondo la legge, hanno diritto di inquinare. A questi dobbiamo tristemente aggiungere quelli non registrati; luoghi abusivi e zone industriali che in barba ad ogni principio, continuano a sversare in aria e acqua tonnellate di materiali inquinanti.

L'articolo de "Linkiesta":
Non solo Taranto, ecco tutte le Ilva d'Italia.

Luoghi come questi:

 (Cerano - BR)

 (Piombino - LI)

 (Turbigo - MI)

(Savona)

Finché ci saranno questi luoghi, inceneritori, roghi urbani, discariche, ecc... Noi non potremo dire di vivere nel terzo millennio.
Le ricerche ci sono, le tecnologie pure e le capacità anche... Manca la voglia di cambiare e, molto probabilmente gli interessi per lasciare tutto così com'è sono ancora troppo forti.

lunedì 15 luglio 2013

A pochi passi...

Tanti mesi fa abbiamo scritto un post dedicato a Devis Bonanni.
Lui, ragazzo di quella magnifica zona che è la Carnia, perito informatico che dopo un breve lavoro a Udine decise di tornare indietro.
Prese i terreni di famiglia in abbandono e cominciò a coltivarli per l'auto-sostentamento.  Occupò una vecchia baracca di legno e cominciò a vivere lì.
Come diceva lui: "Io sono a pochi passi dal paese ma quei pochi passi sono indispensabili per la vita!"

Un personaggio di forte impatto mediatico che fondò una non-organizzazione e scrisse anche un libro che portava lo stesso nome "Pecoranera" (lo abbiamo letto anche noi).
Questo libro ebbe un successo incredibile portando diversi giornalisti alla sua porta.

Oggi parliamo di un altro ragazzo che ha fatto la stessa scelta. Lui è più sconosciuto alle masse, si chiama Mattia e da alcuni anni si è piazzato con la sua roulotte su un terreno che ha acquistato.
Da quel momento niente è più stato lo stesso. Dormire fuori dal mondo e risvegliarsi nel silenzio, lavorare per poter coltivare il proprio cibo ma anche trovare il tempo per girare e dialogare con gli abitanti del posto.

Entrambi ci tengono a dire che non si sono esclusi dal mondo ma che hanno optato per questa scelta al fine di avere l'indispensabile spazio attorno che rende piacevole la vita.

Sono scelte forti testimoniate nei video seguenti.
Sono scelte che dividono le opinioni e, come ogni scelta, va rispettata senza consigliare o giudicare. Non possiamo dire se hanno fatto bene o no ma, di certo, entrambi sono felici della propria scelta e non tornerebbero mai indietro.

Una cosa possiamo fare tutti. Avere più rispetto per l'ambiente attorno!

LA STORIA DI MATTIA:


domenica 14 luglio 2013

Le sicule lavorano bene!

Parliamo di femmine sicule. Femmine particolari.
Lavoratrici, docili e resistenti ad ogni condizione.
No, non stiamo parlando di donne ma di api.

Nel silenzio dei media ci sono apicoltori seguiti da ricercatori che sono riusciti a scovare nelle isole sicule colonie di api molto particolari: si chiamano Api Nere Sicule.

(regina e operaie di Nera Sicula, da notare la colorazione più scura)

Questa razza, data quasi per estinta, è stata trovata ancora vitale in arnie semi-abbandonate sulle isole Eolie. La segregazione è ciò che le ha salvate dalla contaminazione genetica e ha permesso di riqualificare questa specie riuscendo ad avere una genetica pura.

Perché sono così importanti?
Proprio perchè hanno la resistenza della temuta e aggressiva ape africana (di cui sono strette parenti) ma molto più docili.
Non subiscono danni provocati dal principale parassita delle api, la varroa e, per questo sono più rustiche rispetto alle classiche api "gialle".

(l'ape mellifera "classica" è più gialla)

Si riconoscono abbastanza facilmente proprio per il colore. Il rapporto tra il giallo e il nero è spostato verso il nero rendendo quest'ape più scura rispetto alla cugina gialla.

Si sta spingendo verso l'incremento di allevamento.
Ora sono presidio SlowFood e si stanno installando apiari anche in Sicilia.

Vengono utilizzate anche in serra dove c'è bisogno di impollinatori proprio per la loro vocazione al lavoro e la loro docilità che permette agli operai dell'azienda di lavorare in serra senza rischi di fastidiose punture.
Noi speriamo che questo sviluppo continui poichè, come non solo noi sosteniamo, ogni qual volta ci sia espressione di biodiversità questo garantisce all'ecosistema di rimanere in equilibrio.

W le api nere!

 

Raccogliere i propri cocci

Si dice di uno che ha preso un bella batosta (soprattutto sentimentale).
Ognuno di noi ha raccolto i propri cocci e se ne andato a seguito di qualcosa o qualcuno.

Oggi parliamo di come raccogliere i propri cocci. Cocci veri, però!

Chi di noi appassionati orticoltori urbani non ha mai rotto un vaso di cotto?
Non serve lasciarlo cadere, basta solo il tempo e il sole, gli sbalzi termici e il ghiaccio invernale e le piccole crepe formate negli anni rendono estremamente fragile il vaso.

(crepa in un vaso)

Quando il vaso si rompe non serve più e, solitamente si butta via. In realtà il cotto è un materiale estremamente durevole che non si decompone. Non a caso non si può riciclare e finisce a rimpinguare i mucchi in discarica.

Come riutilizzare i vasi rotti?!

Facile!
Il nostro motto deve essere: "Se non si può aggiustare, rompili di più". 
Prendete un martello e fateli in pezzi di dimensioni uniformi di circa 1cm. Otterrete una "ghiaia" di cotto.

(mucchio di cocci da sminuzzare più finemente)

Questi frammenti sono perfetti per le nostre future coltivazioni in vaso.

Avete presente l'argilla espansa che bisogna comprare per rivestire il fondo del vaso onde evitare pericolosi ristagni d'acqua?
Non serve più! Utilizzeremo i nostri frammenti auto-prodotti in modo facile ed ecologico.

(argilla espansa che potremo sostituire con i nostri cocci auto-prodotti)

Se abbiamo tanti frammenti che derivano da vasi, tegole e manufatti in cotto possiamo addirittura pensare di utilizzarli in campo aperto.
Se abbiamo un terreno compatto, ricco in argilla che può creare ristagni d'acqua possiamo aiutare ad aumentare la porosità del suolo, aggiungendo insieme al letame di concimazione, frammenti di cotto.

Otterremo un multiplo vantaggio.
1- non aggiungeremo rifiuti inerti in discarica.
2- recupereremo un "rifiuto" facendolo diventare un bene nuovamente utilizzabile
3- miglioreremo le coltivazioni
4- risparmieremo sull'acquisto di argilla espansa


La prossima volta che vi si rompe un vaso capirete che forse non è poi una disgrazia!

sabato 13 luglio 2013

Concimazioni naturali

Sappiamo che concimare vuol dire apportare sostanze esterne al terreno in questione.
Queste sostanze possono essere un mix di molecole di derivazione chimica o naturale. Il concime naturale per eccellenza è il letame. In realtà, per il letame, si parla di ammendante cioè sostanza concimante che però non apporta solo molecole esterne ma che è anche in grado di modificare la struttura fisica del terreno.

In ogni caso oggi non parleremo di letame ma di un'altra concimazione naturale che, in realtà, è meno conosciuta anche se, per certi versi, di maggior interesse.

E' il SOVESCIO.

Che cos'è?!
Per sovescio si intende un concime vegetale che deriva da coltivazioni appositamente preparate per lo scopo nel medesimo terreno di coltura.

Per dirlo in maniera più elementare. Si coltiva un prato particolare sul terreno in cui si vuol coltivare. Prima di seminare la coltivazione, si sfalcia il prato e si interra l'erba tagliata.

Prima di seminare la coltivazione che ci interessa si seminano specie erbacee "interessanti". Principalmente si usa un mix di graminacee e leguminose selvatiche. Questo permette di apportare al terreno i nutrimenti necessari senza l'uso di concimi chimici.

Lo possiamo fare a casa?
Certo che sì.
Per esempio si può, durante il periodo invernale, andar a comperare un mix semi di trifoglio nano e lolietto da spargere in autunno nell'orto che andrà pian piano a svuotarsi.
Questo mix resiste a temperature basse e ha una veloce crescita. L'orto sarà inerbito prima di cominciare le coltivazioni primaverili.
A questo punto si può girare il cotico erboso formato interrandolo in profondità.

Quali sono i vantaggi?
I vantaggi principali sono:
- risparmio (non solo economico) rispetto all'acquisto di concime.
- praticità.
- possibilità di avere concime naturale e senza fatiche.
- concimazione degli strati più profondi.
- emersione degli strati profondi più ricchi (perché derivano da sovesci precedenti di anni passati).
- modificazione della struttura del terreno che diventa più soffice e più assorbente.

Vediamo ora delle immagini esplicative i ordine temporale:

(piante da sovescio in crescita dopo la semina)

 (sfalcio del cotico da sovescio)

(interramento dell'erba sfalciata)

Questo è un video su come questa tecnica può (ed è) essere utilizzata anche in aziende agricole più grandi e su vasta scala. Questo imprenditore agricolo ha scelto questa tecnica per le sue risaie.
Si creerà un prodotto più sano non solo per noi consumatori ma anche (e soprattutto) per l'ambiente evitando il dilavamento di sostanze chimiche potenzialmente dannose.

venerdì 12 luglio 2013

Il prezzo della modernizzazione

Signori,
siamo in crisi!
Ce lo dice il politico, l'economista, il saggio, l'esperto, il giornalista, il vescovo e persino il parrucchiere mentre ci sta tagliando i capelli.
In quel caso noi non ci facciamo caso poichè la nostra preoccupazione e che faccia un buon lavoro sulla nostra acconciatura.

Ok. Abbiamo capito. SIAMO IN CRISI!
Al contrario dei molti, noi siamo conviti che la crisi non sia originata dal non-consumo.
"Per far ripartire l'economia bisogna comprare, consumare, spendere..."
Questo non serve per uscire dalla crisi. Questo periodo storico non deriva solo dal collasso economico anzi, siamo propensi a dire che quello è proprio l'aspetto marginale.
Per la prima volta dopo la rivoluzione industriale si sta cominciando a capire che produrre e acquistare non vuol dire crescere.

Noi siamo su un pezzo di roccia, neanche tanto stabile, lanciata attorno ad una stella alla modica velocità di 106.000 km/h. Non abbiamo alcuna possibilità di fuga.
Dalla giostra non si scende!

Dunque, ricapitolando.
Noi siamo attorno ai 7 miliardi in aumento, l'acqua esiste solo sulla Terra e solo il 4% circa è utilizzabile direttamente. L'atmosfera è una e irriproducibile.
Detto questo e dato il nostro ottimismo, siamo spacciati!

In realtà ci si può salvare approfittando proprio di questo periodo di crisi. Il vecchio modello di consumismo è servito ed era anche positivo per certi versi ma oggi, come tutte le cose, ha raggiunto l'obsolescenza.
Non è più un modello sostenibile e perseguibile.

Le nuove aziende che vinceranno saranno quelle "green". Aziende che hanno ben in mente il percorso dei materiali e adottano politiche di riciclaggio e depurazione degli scarti.
Il rifiuto diverrà sempre più costoso! Le aziende che producono rifiuto non potranno avere un bilancio in buone condizioni.
Tanto è vero che le industrie inquinanti richiedono i servigi poco puliti (è il caso di dire) della mafia per lo smaltimento. Altrimenti sarebbero in perdita già da ora.

Il rifiuto non potrà essere più rifiuto e la materia prima non potrà più essere materia prima. Non sono necessarie manovre politiche per sistemare questa crisi.
E' necessario rivedere tutti i piani di produzione. Dove si può riciclare e utilizzare "materia seconda" (quella derivata da riciclo) bisognerà farlo. E' l'unico modo plausibile per le aziende di far ripartire la produzione.

Il rifiuto è energia persa e l'energia costa.
Lo stesso vale a casa nostra. Un esempio.
Andate a fare la spesa al supermercato. Quando comincerete a ritirare le cose acquistate vi renderete conto che avrete un sacco di rifiuti (confezioni, vaschette, imballaggi, ecc...).
Questo rifiuto finisce subito in spazzatura anche se noi lo abbiamo pagato caro e salato!
Questo è il primo costo del rifiuto seguito dal costo di smaltimento (tasse sulla spazzatura).

Ci sono poi costi secondari.
Per esempio: inquinare l'acqua e l'aria vuol dire che per recuperarne di pulita ci vogliono maggiori sforzi e costi. Costi che poi si ripercuotono sul costo del servizio che noi tutti paghiamo.

Qui di seguito inseriamo un video molto bello che fa capire le falle del vecchio sistema e i vantaggi del nuovo sistema.
Dal consumo al riutilizzo. Con questo non significa che le industri non servano più ma anzi, ne servirano di nuove. Quel che comporta questo nuovo sistema produttivo è il cambiare punto di partenza per produrre.
La filiera non dovrà più iniziare da materiale "vergine" ma bisognerà utilizzare sempre materiali di riciclo.

 O così, o non se ne uscirà mai! Buona visione...



giovedì 11 luglio 2013

L'essere vivente più veloce

E' una di quelle domande classiche: Qual'è l'organismo vivente più veloce del mondo?
La classica gara tra Struzzo e Ghepardo.
Con i suoi 120 km/h il ghepardo è l'animale più veloce. Lo struzzo non arriva ai 100 km/h.
Certo il ghepardo non può tenere che per pochi istanti la velocità di punta e, il più delle volte si ferma molto più in basso.

In ogni caso questi due animali non possono nulla rispetto all'accelerazione dell'organismo che andiamo a presentare.
E' un fungo. Il nome scientifico è Gibberella zeae o comunemente chiamato fungo cannone. Questo nome deriva dalla capita del fungo di sparare le proprie spore con un'accelerazione al limite della fantascienza.

L'articolo seguente è preso da lescienze.it

<<Alcuni biologi hanno scoperto che un comune fungo del granturco è di gran lunga la più potente "bocca di fuoco" presente in natura: spara fuori infatti le sue spore con un'accelerazione pari a 870.000 volte la forza di gravità. I contadini, comunque, non devono preoccuparsi di essere colpiti: le minuscole spore viaggiano soltanto per cinque millimetri prima di precipitare verso terra. In ogni caso, il fungo Gibberella zeae supera il precedente detentore del record, il fungo Pilobolus, di quasi cento volte. Per non parlare di un normale fucile, che lancia i suoi proiettili con meno di un decimo di quell'accelerazione. I ricercatori - Frances Trail e Iffa Gaffoor della Michigan State University e Steven Vogel della Duke University - hanno pubblicato il proprio studio sul numero di giugno 2005 della rivista "Fungal Genetics and Biology". La ricerca è stata finanziata dal Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti. Secondo Vogel, la biobalistica del fungo costituisce un'interessante lezione di fisica: alla scala infinitesima delle spore del fungo, la resistenza atmosferica ricopre un ruolo enorme e per questo motivo c'è bisogno di una velocità di espulsione estremamente alta per ottenere una dispersione così modesta.>>

Il video riprende lo sviluppo di Pilobolus. Quando il fungo lancia le spore si vede sparire. In realtà la velocità non permette a noi di vedere ciò che avviene. La spora sovrastante viene scagliata tramite la pressione formata nella camera sottostante.


Questo video è stato girato con speciali telecamere ad altissima velocità, le uniche in grado di captare il fenomeno del lancio.


Queste spore hanno accelerazioni di centinaia di migliaia di volte rispetto all'accelerazione di gravità.
Per Giberella si parla di 870.000G!
Pensate che un pilota militare ben addestrato e dotato di attrezzature anti-G non può superare gli 8G oltre i quali comincerebbe ad avere gravi problematiche.  

Perché diavolo un fungo dovrebbe evolversi sforzandosi per creare un sistema del genere?

Semplicemente per diffondersi e svilupparsi. Questo sistema ha reso possibile a questi funghi di durare nel tempo. Queste piccolissime spore non avrebbero in nessun modo potuto contrastare la forza di gravità e l'attrito dell'aria.
Con questo sistema alcuni tipi di funghi sono riusciti a diffondere in modo attivo le proprie spore allontanandosi dal punto di origine.

Lo spettacolo della natura lascia sempre stupiti!