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giovedì 29 agosto 2013

Siamo tanti, forse troppi

Come dice il titolo, noi umani siamo in troppi.
Ebbene sì, oltre 7 miliardi di persone. Non esiste in natura, animale di simili dimensioni che abbia mai raggiunto tale cifra.

Questa cifra la si può leggere in differenti modi ma ciò che più mi interessa è, come sempre, l'aspetto alimentare e ambientale.

La verità è che non abbiamo cibo per tutti non perchè non ve ne sia abbastanza ma perchè i prodotti agricoli che produciamo hanno un costo troppo elevato per miliardi di persone.
Parte della malnutrizione globale non è data dalla mancanza di alimento ma dall'impossibilità di acquistarlo al prezzo di mercato.

Paradossalmente si butta una gran quantità di cibo invenduto perchè ci sono persone che non hanno abbastanza soldi per poterlo acquistare.

Noi stiamo producendo ricchezza alimentare in poche e grosse zone del globo e stiamo spedendo il raccolto in giro per il mondo. E' ciò che mi piace definire "centralità della produzione alimentare".
Grossi appezzamenti, poche multinazionali, grandi investimenti, moltissime modificazioni genetiche, esclusione dei piccoli e standardizzazione del prodotto. Queste sono le chiavi per sintetizzare il problema.

La soluzione proposta per combattere la scarsità alimentare è la seguente:
incremento di produzione.
Secondo i "borsisti del cibo" si attua in un unico modo: incremento degli input. Mezzi più grossi ed energivori, miglioramento genetico, uso indiscriminato di risorse, ampliamento degli spazi coltivabili.
In una sola parola: distruzione ambientale travestita da azione benefica. Si giustifica la desertificazione e il disboscamento come "piccoli" costi in cambio di maggior produzione agricola.
Sono menzogne!
Quel prodotto derivato costerà ancora troppo. Sarà sempre oltre le possibilità di acquisto di una moltitudine di persone e sarà destinato a marcire.

Ho letto qualche mese fa un articolo che parlava proprio di scarsità del cibo e si teorizzava la possibilità di dar da mangiare a tutti ridistribuendo il terreno che già oggi ha una vocazione agricola.
Si creavano le basi per ciò che mi piace nominare "suolo pro capite".

Questo gruppo di ricercatori ha stabilito che una persona può sfamarsi coltivando circa 50mq. In pratica basterebbe una superficie grande come un monolocale per poter soddisfare il proprio bisogno di alimentare. Aggiungendo altri 10-20mq si potrebbe cominciare ad allevare anche qualche piccolo animale.

Stabilito ciò, i ricercatori stimarono lo spazio necessario in base alla popolazione mondiale e con grande stupore scoprirono che esiste questa superficie.

Il mio pensiero a seguito di questa lettura è stato quello che si potrebbero gettare le basi di una piccola coltivazione diffusa in collegamento con altre piccoli appezzamenti nelle vicinanze. Non solo si potrà coltivare di tutto per auto-sostentarsi ma potrebbe essere più utile concentrarsi solo su pochi prodotti che so coltivare bene e concentrarsi solo su quelli.
Un chilometro zero diffuso globalmente dove, per esempio, nei miei 50mq coltiverò fagioli sapendo che il mio vicino starà coltivando melanzane.
Attraverso la tecnologia io potrò contattare il mio compaesano (che non conosco di persona), che intanto sta producendo insalata e pomodori.
Io, il mio vicino e il nostro compaesano potremmo decidere di scambiare parte dei nostri prodotti.

Lo so, stiamo entrando quasi nell'utopia ma, si sa, pensare in grande è un grosso stimolo per perseverare verso l'obiettivo sperato.
Il primo passo resta quello di portare sempre più persone consapevoli a gestire i famosi 50mq necessari e, solo quando una buona quota di cittadini si sarà riappropriato della capacità di creare il proprio nutrimento, si potrà innescare questo fruttuoso baratto.

Ho ideato TERRAXCHANGE anche per questo. Tanti, troppi terreni restano senza alcuna destinazione produttiva in attesa della prossima e inesorabile colata di cemento.
Non possiamo e non dobbiamo permetterlo.

Ogni centimetro di suolo asfaltato è un centimetro di suolo morto tolto, per sempre, alla fruttuosa geminazione dei semi.

Con TERRAXCHANGE abbiamo un obiettivo: trovare 50mq di paradiso per ogni persona.

Grazie per la vostra attenzione,
Marco Tacconi.

sito TERRAXCHANGE (in costruzione)

cercateci su Facebook e Twitter: @terraxchange


mercoledì 28 agosto 2013

Il cassone... Ottimo per semine invernali

Siamo a fine Agosto.
L'estate sta procedendo verso il proprio declino e non vi è momento migliore per pensare al nostro prossimo futuro.
Si sa che l'orticoltore (ma anche l'agricoltore più grande) deve prevedere i propri lavori con discreto anticipo.
Oggi siamo qua per spiegarvi tutte le curiosità del "cassone", una specie di casetta in legno dove poter far germinare i semi anche con il rigore invernale. Questa tecnica è ottima per poter avere piantine precoci in primavera.

Un tempo si chiamava "lettorino", oggi è conosciuto con il nome di "cassone" e rispetto al tunnel, il cui utilizzo è molto diffuso, offre una protezione più sicura e una climatizzazione più efficace.

Realizzazione: spesso è costruito in legno (anche se alle volte può essere in muratura). La prima operazione da compiere è uno scavo di 50cm di forma rettangolare.
Il muro a sud sarà alto 30cm fuori terra mentre l'opposto a nord il doppio. La distanza tra i due muri sarà tra i 120 e i 150cm. La lunghezza può essere quella a voi più congeniale.
Questi rapporti servono ad avere la copertura inclinata con angolo ottimale rispetto all'irraggiamento del sole.

Ora , il buco appena creato va coperto con diversi materiali posti a strati. Sul fondo servono 20cm di ghiaia piuttosto grossolana.
I sassi vanno coperti da pochi centimetri di residui vegetali non legnosi e non decomposti (erba, paglia, foglie, ecc...).
Sopra a questo strato va distribuito del letame fresco non fermentato (massimo 5-6cm).
Gli ultimi centimetri restanti vanno occupati da buon terriccio.

Il letame e i residui vegetali cominceranno a fermentare nel terreno. Si produrrà calore che manterrà un'ottima temperatura all'interno del cassone.
Abbiamo creato un riscaldamento a letame.

Il calore sprigionato può essere anche fin troppo eccessivo. Vi consigliamo dunque di seminare i vostri ortaggi dopo il cosiddetto "colpo di calore" che avviene normalmente dopo una decina di giorni dalla preparazione del letto di semina.

Nelle belle giornate autunnali e invernali, il cassone va aperto per favorire il ricircolo d'aria e la fuoriuscita di umidità che potrebbe favorire malattie di origine fungina. Anche per tale ragione non bisogna eccedere con l'irrigazione.

Con questo trucco voi avrete freschi ortaggi quando l'orto del vicino sarà ancora spoglio ed è risaputo: l'invidia verso l'orto del vicino è ciò che ci spinge a far sempre meglio!

(risultato finale)
 

venerdì 23 agosto 2013

Proteggete la frutta, l'attacco vien ronzando!

Stiamo entrando nel periodo di massima raccolta della frutta più comune.
Come certamente molti di voi sanno, gli molti degli imenotteri (insetti come vespe, calabroni, ecc...) sono golosi dei frutti in maturazione.
Sono in grado di divorare interi frutti nell'arco di poche ore.

 (calabrone atterrato su fico già aperto)

Non solo. Come tutti sappiamo questi animali sono dotati di pungiglione con cui sono in grado non solo di difendersi ma anche di attaccare l'incauta persona che sta raccogliendo la propria frutta.

Non c'è da scherzare con questi insetti. La loro capacità di pungere e di organizzarsi in gruppi rendono la maturazione e la raccolta un compito arduo.

Più il frutto è zuccherino più è soggetto ad attacco. Piante come il fico o la vite sono le più colpite.

 (calabrone su fico, da notare la tipica morsicatura sfrangiata del frutto)

Prima di continuare c'è da sfatare un mito. Anche le api sono imenotteri ma, queste si sono evolute per succhiare il nettare dei fiori. Durante l'evoluzione le mandibole di questi insetti utilissimi hanno perso molta della loro forza. Per tale ragione le api non sono in grado di attaccare e aprire la buccia della frutta.

Molte volte si vedono anche api succhiare polpa dalla frutta sugli alberi ma, si può dire con certezza, che si trovino lì solo per approfittare di frutta già attaccata da qualche altro insetto.
Qualcuno fa il lavoro sporco e le api ne approfittano indisturbate.

(mandibola di ape e vespa a confronto)

(possenti mandibole del calabrone in primo piano)

Ricordiamo anche che le api stanno a debita distanza dai calabroni che, data la loro natura aggressiva e la loro dieta onnivora, rappresentano per l'utile insetto un rischio troppo grande da affrontare.

Veniamo al nostro obiettivo.
Come fare ad evitare questo grave rischio senza danneggiare le utili api, l'albero e la salute dei raccoglitori e/o consumatori?

Facile. Basta una bottiglia di plastica vuota. Invece che buttarla via tenetela con voi. Vi sarà utile e, a breve, vi spiegheremo il perchè.

I calabroni, cosi come le vespe, sono molto golosi degli zuccheri ed è per tale ragione che compiono chilometri per venir ad attaccare le vostre piante.

Per questo dovrete riempire di latte mischiato a birra (chiara e poco amara) la vostra bottiglia riciclata.
Fermatevi a circa 3/4 dell'altezza. Con un ferro rovente fate un buco appena sotto la chiusura a vite.
Infilateci un fil di ferro e bloccatelo mentre all'altra estremità fateci un gancio per appenderlo e togliero facilmente dai rami. Il tappo può servire se è in arrivo pioggia o temporale per chiudere temporaneamente la bottiglia. Gli insetti tendono a non volare sotto la pioggia, per cui anche se le trappole rimangono chiuse non c'è alcun rischio.
Riapritele appena finisce la pioggia.
3 o 4 bottiglie per pianta arborea possono bastare.

All'interno della bottiglia rimarranno intrappolate decine di calabroni e vespe.
Cambiate il mix latte e birra quando troverete le bottiglie sporche.

(trappola a bottiglia e calabroni morti)

Perché funziona?
Funziona a causa di una sinergia di caratteristiche.
Anzitutto la forma del contenitore (bottiglia) che ha un collo stretto che ostacola l'uscita. In pratica si crea un senso unico in ingresso.
In secondo luogo gli ingredienti utilizzati. Il latte è ciò che attira questi insetti. Un liquido così nutriente e dolce non può passare inosservato.
Le api sono meno attratte da questo liquido in quanto abituate ad un altro molto più dolce, il nettare.
A volte capita di vedere alcuni esemplari morti all'interno della bottiglia ma, rispetto alle altre due specie, è un caso raro.
Infine c'è l'alcol della birra.
E' la sostanza "tossica" che uccide le vittime della trappola e impedisce loro di volare via. Come detto la birra deve essere la più dolce possibile. Un lager in lattina di quelle che costano niente sono perfette.

(una finezza, per chi vuol fare il primo della classe!)

lunedì 19 agosto 2013

Sostenete le vostre colture!

Oggi parliamo di sostegno.
No, le vostre coltivazioni non sono depresse e voi non dovrete consolarle standogli di fianco e sussurrandogli frasi d'amore (peraltro alcuni lo fanno).

Si parla di sostegni fisici o tutori.

Come certo saprete, molte coltivazioni necessitano cure che vanno al di là di quelle standard. Nel corso dei secoli popolazioni sparse sul territorio hanno adottato vere e proprie costruzioni ingegneristiche atte a sostenere la propria produzione.

Il fatto di sostenere o no un ortaggio dipende dalla fisionomia dell'ortaggio stesso ma, spesso, anche dalle diverse culture evolute dagli orticoltori nei secoli.
Basti pensare ai pomodori. Molti adottano un sistema di tutori per sostenere la pianta, altri le fanno strisciare a terra.
Non solo. Anche il tipo di tutore cambia in base al luogo. C'è chi usa una grata, chi dei singoli paletti, chi opta per l'utilizzo di una struttura che circondi la pianta creata da 3/4 paletti incrociati (tipo tepee indiana).
Eppure la pianta è sempre la medesima.

Facciamo un primo distinguo al fine di catalogare i sistemi di sostegno.

Sostegno condiviso o sostegno individuale?
I sostegni condivisi sono quel tipo di strutture che ospitano più piante.
Le grate, i filari, le reti, le pergole, ecc...
Una struttura unica sostiene l'intera coltura.

I sostegni individuali sono rappresentati da un sistema di sostegno per ogni singola pianta.
I pali sono il tipico esempio. Vi sono anche sistemi di più pali intrecciati per ogni pianta che rientrano in questa categoria.

I sostegni condivisi hanno vari vantaggi. Anzitutto ci vuole meno materiale specifico. Ciò vuol dire che a parità di numero di piante abbiamo un costo d'opera minore. In secondo luogo è esteticamente meglio vedere un filare ordinato o una grata rispetto a molti pali distribuiti a caso.
C'è anche da osservare che la resistenza di un insieme di sostegni uniti è maggiore rispetto ai singoli pali. L'unione fa davvero la forza.
Di contro abbiamo la rigidità organizzativa maggiore. Un filare o un insieme di tutori legati tra loro sono inamovibili durante la stagione. Una volta deciso il luogo, la forma, il materiale quello rimane almeno sino a fine coltura se non per decenni (esempio classico i filari di una vigna).

(sostegno condiviso)



I sostegni individuali hanno un costo maggiore in rapporto a quelli condivisi. Basti solo pensare al tempo per infilare un bastone dietro ogni pianta.

In ogni caso sono ottimi per piante singole e si prestano ottimamente a modifiche. Si possono installare quando si ritiene più opportuno e si possono togliere, spostare o sostituire in qualsiasi momento.

 (sostegno individuale)

Il secondo distinguo è il materiale.

Sintetico, vegetale o metallico?
Ci sono pali e reti di ogni materiale. Dai tondini di ferro per armature, ai pali di bambù o nocciolo sino ai pali e le reti di materiale plastico.
Ciò che cambia è il costo, la durata, il peso e la sostenibilità ecologica.
I tondini di ferro si prestano per i filari. Sono indistruttibili, facilmente impiantabili nel suolo, resistenti alle sollecitazioni. Hanno tre problemi principali: il peso che è notevole, il costo che non è certo irrisorio e il fatto che, se dispersi nell'ambiente, creano evidenti problematiche.
E' inoltre necessario avere una sega circolare con disco da taglio per tagliare a lunghezza adeguata i pali.

I pali di bambù sono ottimi per essere intrecciati a comporre una grata di sostegno. Flessibili, leggeri, adattabili e si tagliano facilmente con un seghetto.
Il problema è il costo (se non si hanno a disposizione bambù a casa propria) e il facile deterioramento dovuto al fatto che si sta parlando di materiale vegetale. Ogni 2/3 anni (se va bene) bisogna rifare tutto.

I pali e le reti di plastica sono comode, economiche, facilmente reperibili, indistruttibili e riutilizzabili come il ferro ma molto più leggere. Certo avere plastica nel proprio orto dà da pensare sull'ecosostenibilità del sistema.
Per iniziare la propria coltivazione vanno bene ma, in seguito vi consigliamo di spingervi verso materiali più sostenibili ricordandovi di riciclare o riutilizzare la plastica senza disperderla in ambiente.

 (zucca che corre su rete di plastica)

(rete e pali approntati ancora prima che nascano i fagioli)

I pali recuperati da rami di nocciolo o altre specie (castagno, ontano, ecc...) sono di certo i meno costosi. Se sapete dove si trovano piante adatte potrete andar a recuperare i vostri pali a costo zero. Certo è più difficile impiegarli nell'orto perchè, in primis, il ramo va scortecciato e fatto asciugare al fine di renderlo più resistente al tempo (sia meteorologico che cronologico) in secondo luogo a causa della diversità tra rami. E' difficile, se non impossibile, trovare rami dello stesso diametro e della stessa forma. Per questo si prestano poco alla creazione di sostegni condivisi.

Come detto all'inizio non possiamo dire quale sia il metodo migliore proprio perchè ogni luogo ha le sue tradizioni. In ogni caso ricordiamo che è comunque meglio tenere lontano da terra i frutti (o la parte edibile) poichè il suolo è ricco in microrganismi dannosi non solo per la nostra salute ma anche per la salute della coltivazione. Agenti responsabili di diverse patologie (per esempio la marcescenza) potrebbero distruggere il nostro raccolto.

(sistema ibrido, pali singoli legati tra loro)

Per tali ragioni, anche se si è deciso di far strisciare la propria coltivazione è necessario individuare il frutto e sostenerlo ad una certa altezza dal suolo. Molti lo fanno con le zucche. Non forniscono alla pianta alcun sostegno ma si limitano a porre uno spessore sotto i frutticini in formazione.

(la pianta è strisciante ma il frutto è tenuto sollevato con una cassetta di legno)






domenica 18 agosto 2013

L'inutile proibizionismo vegetale

Quanti film sono stati fatti sul proibizionismo americano spinto contro il consumo di alcolici.
Quanto danno ha fatto in realtà questa fallimentare politica?

Generazioni di gangster hanno vissuto da re solo con la vendita del famigerato whisky illegale e, permetteteci un pò di sano patriottismo, noi italiani eravamo i migliori a procurarlo e ad insegnare a quei poveracci di americani una nuova organizzazione collaudata: la mafia.

(proibizionismo anni 20 - whisky clandestino buttato nella fogna)

La politica del proibizionismo è una politica fallimentare. Non si deve proibire ma educare.

Proibire significa creare nuovo desiderio per l'uso divenuto illegale, significa creare un mercato, significa creare una macchina organizzativa occulta (e spesso delinquenziale) che cerchi di soddisfarlo.

Alcool, droghe e prostituzione sono i proibizionismi ad oggi maggiormente presenti sull'intero globo. Secondo voi, questi stessi "oggetti del desidero" sono stati sradicati dai luoghi del divieto?
Certo che no! Foraggiano tutte le maggiori mafie mondiali.

Noi oggi parliamo di un altro tipo di proibizionismo: quello vegetale.
Da un certo punto di vista questa tipologia può essere associato a quello delle droghe di origine vegetale.

Sappiamo che la Cannabis sativa (canapa indiana) non si può coltivare. 
Ma si possono aggiungere all'elenco anche altre piante come la Lophophora williamsii (conosciuta come Peyote o Mescal), il Papaver somniferum (papavero da oppio), la Erythroxylum coca (la pianta della coca), la Nicotiana tabacum (il tabacco che, anche se coltivato, viene tenuto sotto stretto controllo dalle autorità), L'Artemisia absinthium (la pianta dell'assenzio, liberalizzata da noi ma ancora vietata in alcuni paesi).

Noi siamo contro la propaganda di falsa colpevolezza di queste piante non perchè siamo degli sballati in cerca di droghe ma perchè siamo consapevoli che questi organismi viventi si sono evoluti prima che l'uomo entrasse egoisticamente nel mondo naturale.
Le sostanze che noi umani consideriamo come "strumento da sballo" spesso sono molecole di grandissima importanza in campo medico e si sono evolute come strumento di difesa per la pianta stessa.

(pianta di peyote con fiore)

Quello che vogliamo dire è che avere un fucile non significa essere un assassino. 
E' stupido, se non inutile e dannoso, cercare di proibire ad una pianta di crescere o essere coltivata.
Le foglie di coca hanno permesso a civiltà avanzate come Aztechi e Maya di potersi sviluppare anche in zone impossibili. 
Le migliori menti precolombiane erano forse dei drogati sballati?
Tutt'oggi ci sono intere comunità andine che non potrebbero sopravvivere senza la coltivazione e l'uso della coca.

(uso delle foglie di coca)

Solo l'uomo "moderno" e "occidentale" ha ben pensato di trasformare questa ricchezza in una sostanza, la cocaina, che miete vittime in giro per il mondo. Gli andini avevano una spada che utilizzavano per lavorare il terreno e noi l'abbiamo utilizzata per ammazzare ragazzi e adolescenti di casa nostra.

Trasformazioni di estratti di piante non controllate mixate con altre schifezze chimiche che bruciano il cervello. La follia umana ha armato delle piante medicinali utilizzate da secoli dagli indigeni e il proibizionismo ha premuto il grilletto.

La cosa ancora più grave che tutto il mercato è in mano a mafie senza scrupoli.
E' come se vietassero la produzione del peperoncino piccante perchè contiene una delle molecole più urticanti del mondo, la capseicina.
Subito si innescherebbe un mercato nero controllato da poche persone di malaffare.

Perchè non rendere illegale il caffè, il cacao o il tè? Contengono molecole neuro-attive anche loro.
Perchè non vietare le fermentazioni o le distillazioni? L'alcol è tra le principali sostanze "assassine" del mondo.

Cosa ancora più ridicola è che ci sono piante, comunemente in vendita, assolutamente mortali e oggettivamente più pericolose.

Piante come la Digitale, lo Stramonio, il Mughetto, la Belladonna, l'Aconito e tante altre conosciute per il loro bel fiore, sono considerabili potenziali armi in mano a inconsapevoli persone. Non ci risulta che tali piante siano proibite né nella vendita né nella coltivazione e riproduzione. 
Esistono numerosi casi di avvelenamento mortale dovuto a ingestione (volontaria o involontaria) di queste piante.

(digitali in un giardino)

Ci chiediamo dunque quale sia il vero obiettivo (se c'è) del proibizionismo vegetale se, come abbiamo visto, non è certo quello di proteggere l'incolumità dell'uomo. 
Chi vuole uccidersi o uccidere il proprio nemico potrebbe fare una bella insalata di Digitale, non certo facendosi o offrendo una "canna".

Se chi volesse coltivare Marijuana, potesse coltivarla nel proprio giardino si distruggerebbe quel meccanismo perverso e mafioso dovuto al proibizionismo tanto che alla fine, siamo pronti a scommettere, si contrarrebbe addirittura la quantità usata perchè questa pianta perderebbe il fascino dell'illegalità.

Ciò che vogliamo dire è che non esistono piante cattive o piante buone.
Esistono piante. Punto.

Noi umani non abbiamo alcun diritto di catalogare come "vietate" alcune specie di piante perchè loro non si sono evolute per migliaia di anni per farsi giudicare da noi!

venerdì 16 agosto 2013

Terreno mangiato!

In questo post alleghiamo il video promesso.
Come tutti i bei video di youtube, anche questo lo abbiamo trovato parcheggiato e dimenticato sotto una montagna di video inutili.
Per di più era stato caricato a pezzi. Noi gli abbiamo scaricati tutti, montati e sincronizzati e ricaricato il video intero sul nostro canale.

Tutto questo perchè, dal nostro punto di vista, merita davvero. Un documentario ben fatto, con diversi spunti su cui ragionare e ben riempito di informazioni date da persone autorevoli che conoscono ciò che dicono.

Il documentario è stato ideato da organizzazioni di primissimo piano come WWF, Lipu e Legambiente.

Inutile scrivere e parlarne. Vi lasciamo alla visione del video.

!CLICK QUI!

mercoledì 14 agosto 2013

Girotondo delle verdure!

Chi non ha mai sentito parlare di rotazione colturale pluriennale?
Venne inventata nei primi decenni del 1600 a seguito di osservazioni ed esigenze produttive. Questa tecnica colturale fu talmente importante da divenire la base della "Prima Rivoluzione Agricola".

I contadini si erano accorti che piantare la stessa coltura nello stesso terreno per più anni consecutivi portava ad un decremento di produzione piuttosto veloce ed evidente.
In terreni già poveri, neppure incrementando la concimazione si potevano apprezzare i risultati sperati.

Molto probabilmente qualche contadino, stufo di faticare per nulla, decise di cambiare coltivazione. Caso vuole che la coltura scelta fosse proprio quella giusta. I risultati furono eccellenti.

Da quel momento tutti i contadini cominciarono a sperimentare e ruotare. Studiosi dell'epoca cercarono di fornire spiegazioni e sistemi standard per ottimizzare il ciclo di coltivazioni. Furono scritte diverse opere scientifiche a riguardo.

 (ambiente rurale medioevale, da notare la varietà di coltivazioni)

Questa tecnica fu ampiamente usata in tutto il mondo anche a seguito della "Seconda Rivoluzione Agricola". Quella riforma colturale dettata dalla comparsa di macchinari in ambito agricolo. Il periodo è contemporaneo alla più famosa "rivoluzione industriale". Si pensava che la meccanizzazione fosse la soluzione a tutti i problemi (in parte lo è... ma solo in parte!).
Anche se la rotazione rimase pratica importante, la crescente necessità di standardizzare la filiera produttiva cominciò a farla vacillare.

(il trattore è stato un grosso passo in avanti)

La pratica della rotazione fu cancellata dall' "Agricoltura Moderna" o "Rivoluzione Verde" o, come la chiamiamo noi, "Falsa Rivoluzione".
Negli anni '60 si scoprì che la rotazione era solo una perdita di tempo. L'importante era meccanizzare e standardizzare il prodotto. Poche coltivazioni, tutte uguali.
Si erano inventati i fitofarmaci. Usati come armi chimiche nelle guerre mondiali vennero impiegate nell'industria agricola in dosi massicce.
Fu la panacea. Costi bassissimi di produzione, standardizzazione, ottimi guadagni.
Il problema è che tutto durò qualche decennio (ricordiamo che la rotazione fece produrre molto per secoli!). La terra stessa si ribellò.
Poca diversità significa epidemie globali, aumento dei parassiti e distruzione di intere zone agricole. Avere un prodotto identico in tutto il mondo porta ad avere pochi grandi produttori che fanno il mercato e una miriade di piccoli produttori completamente tagliati fuori.
La cosa più grave è però un'altra: il crescente impoverimento del suolo.

Non a caso a seguito della Falsa Rivoluzione vi è stato un improvvisa crescita del tasso di desertificazione e di erosione del terreno fertile.


 (tipico esempio di monocoltura)

Più si fertilizza, si lavora il terreno e si utilizzano sementi produttive ma esigenti più si impoverisce il suolo. Più si impoverisce il suolo e più è necessario utilizzare fertilizzanti chimici, lavorare strati più profondi e utilizzare semi più produttivi per sperare di coprire i debiti.

Un circolo vizioso che ha portato decine di migliaia di contadini in tutto il mondo a chiudere la propria attività coperti di debiti e con un terreno divenuto improduttivo. Molti si sono suicidati. In India questo fenomeno è chiamato "La strage dei contadini".

L'agricoltore (che sia grosso latifondista o semplice persona che coltiva il proprio orto) ha l'obiettivo di mantenere il suolo produttivo.

Ecco perchè vi forniamo alcune strade per attuare, anche a casa, la rotazione colturale dei vostri ortaggi.

Prima di tutto. Regola fondamentale. Mai piantare le stesse verdure nello stesso luogo.
Si possono effettuare due tipologia di rotazioni principali.

La prima si basa sull'esigenza nutrizionale delle colture. Ogni ortaggio è maggior/minor esigente rispetto ad un altro.
Una volta trovate le esigente degli ortaggi si mettono in ordine dal più esigente al meno esigente.

(schema di divisione di orto)
 
Noi abbiamo ipotizzato due anni di riposo. Se avete poco spazio potete prendere in considerazione solo uno e, se riuscite a gestire bene gli ortaggi ed integrare la fertilità con altre tecniche (sovescio, concimazione naturale, ecc...) potete anche non saltare nessun anno. 


ORTAGGI MOLTO ESIGENTI (solitamente tutti gli ortaggi da frutto): carciofo, pomodoro, zucca e zucchina, cetriolo, melanzana, peperoni, fragole, ma anche patate, cavoli, cardi, ecc…)

ORTAGGI MEDIAMENTE ESIGENTI: barbabietola, asparago, aglio, cipolle, porro, finocchio.

ORTAGGI POCO ESIGENTI: carote, aromatiche, prezzemolo, spinacio, bietole, cicoria, lattughe, rucola.

L'altra tecnica è quella di verificare le affinità tra specie e famiglie differenti.
Ci sono alcune specie che producono bene se ne seguono alcune mentre si trovano svantaggiate se ne seguono altre.

La tabella qui sotto mostra proprio questo. Se nel nostro orto abbiamo piantato le carote, l'anno successivo sconsigliamo di piantare il sedano o il prezzemolo; meglio le liliacee (aglio e cipolla).

Coltura

favorevoli
sfavorevoli
asparagi
cereali, fragola
asparago, carota, patata,
bietola 
cipolla, fagiolino
spinacio
carciofi
bietola, frumento, patata, pomodoro,
carciofo
carote
aglio,cipolla,cucurbitacee,grano, patata, porro,
asparago,bietola, prezzemolo, sedano
cavolo cappuccio
lattuga, cipolla, cereali, pisello, carota
brassicacee
cipolle
cetriolo, leguminose, patata, pomodoro
cavolo, bietola
fagiolini
cavolo broccolo, cavolo cappuccio, cetriolo
bietola,cucurbitacee
indivia
ravanello
lattuga
porro, spinacio
lattuga, mais dolce
melanzane
chenopodiacee,cucurbitacee, solanacee
patate
cavolfiore,zucchino,melone,fagiolino,pisello,
senape, cereali
melanzana,patata,peperone, pomodoro
pomodori
bietola,cavolfiore,cereali,cipolla,crucifere, fagiolino, sovescio di graminacee, spinacio
asparago,melone, pomodoro, solanacee
radicchio
pisello, porro
lattuga
spinaci
cavolo cappuccio
spinacio
zucca
cucurbitacee,leguminose, solanacee
zucchina
cavolo,pisello,fagiolino,fava,porro,patata, lattuga, cereali
cucurbitacee,melone,cetriolo, pomodoro

Unendo le due tecniche si ottengono le massime potenzialità produttive.

Questa tecnica può portare numerosi vantaggi che si possono sintetizzare attraverso questa massima: produrre varietà con il minimo delle risorse.

Gli orti domestici sono solitamente di scarse dimensioni e per questo potrete anche pensare che tutto questo non sia adatto a voi. In realtà proprio per le sue esigue dimensioni, l'orto di casa è il primo spazio da destinare a questa tecnica colturale.

Vorremo che tutti voi ripensiate la modo di fare orticoltura. Nel momento di progettazione invernale ricordatevi di questi consigli, vedrete che ne rimarrete soddisfatti.

martedì 13 agosto 2013

Da blu a verde!

Agosto!
Mese in cui la gente va la mare... Auto cariche, bambini in attesa, spiagge pronte ad accogliervi.
Una tradizione che si trascina da anni e che rappresenta uno dei pochi sfoghi durante il difficile e stressante anno scolastico o lavorativo.

Come tutti sappiamo il mare è blu. In questo periodo si scatenano i vari campanilismi tra coste differenti che si contendono il blu più blu del blu...
Alcuni sfoggiano la famigerata "Bandiera Blu" riservato al tratto di mare più pulito della stagione.

Non in tutti i luoghi il mare è blu. In alcune zone del globo l'acqua è verde e perde la sua tipica caratteristica: quella di essere liquida.

(spiaggia e mare)

Quello che vedete in foto è un tratto di costa in Cina. Quel bambino non potrà nuotare. L'acqua è invasa da chilometri quadrati di alghe verdi. Uno strato che supera il metro e permette quasi di camminare su un tappeto erboso galleggiante.
Questo fenomeno è ciò che si chiama "Eutrofizzazione dell'acqua".
Un problema sempre più serio e causato dagli scarichi urbani, industriali e agricoli. Mostruose quantità di azoto sono sversate senza alcun tipo di trattamento nei fiumi e nei mari.

Questi scarichi fungono da vero e proprio fertilizzante.

Il risultato è che le alghe crescono a dismisura e senza alcun controllo creando questo tipo di fenomeno.

Voi giustamente penserete che questo non sia un grave problema poichè, come sanno tutti, le alghe sono piante e per questo sono in grado di produrre ossigeno.
Paradossalmente potrebbe sembrare che questo fenomeno serva in qualche modo a pulire l'aria.

Non è così!

(laghetto in via di eutrofizzazione)

Questo spesso tappeto impedisce alla luce solare e all'ossigeno di penetrare nell'acqua. La vita sottomarina è condannata a morte.
Oltre a ciò, queste alghe cresciute in modo abnorme e velocemente, muoiono in modo altrettanto rapido portando una massa così importante a putrefazione.
Cambia velocemente la chimica dell'acqua e questa veloce modificazione conduce a morte quei pochi esseri viventi rimasti.
Le fermentazioni (tipiche della marcescenza) consumano molto ossigeno diminuendo la qualità dell'aria e liberando due famigerati "gas serra": l'anidride carbonica e il metano.
L'enorme quantità di sostanza organica va ad accumularsi e funge da vero e proprio deposito. Se non si diminuiscono le quantità di azoto immesse in mare, queste si sommano alla sostanza organica già presente.
Per tale ragione, se non si inverte drasticamente il bilancio di azoto, l'eutrofizzazione porta ad un veloce circolo vizioso.

(boa circondata da alghe)

E' paradossale vedere foreste terrestri in continuo sfruttamento e abbattute mentre si ha una crescita esponenziale delle zone ad oggi eutrofizzate. Le conseguenze della nostra "modernizzazione" sono come le vie del Signore... Infinite!



Inevitabile spreco

Oggi parliamo ancora di inquinamento.
E' uno dei nostri argomenti principi ma il post che andremo a scrivere valuterà questa problematica da un punto di vista differente.

Non parleremo di "gas serra", di petrolio, di società moderna. Non moralizzeremo sui nostri impropri comportamenti quotidiani ma analizzeremo l'inquinamento dal punto di vista di una mancata resa (o spreco).

Vi ricorderete sicuramente, dagli insegnamenti scolastici, che vi sono diverse forme di energia e che ogni energia si può trasformare in un'altra forma ma ciò comporta inevitabilmente una perdita.
Non esiste una trasformazione (o un'azione) che abbia una resa del 100%!

L'esempio classico dei professori è il motore. Noi mettiamo carburante, accendiamo il motore e attraverso una serie di componenti meccanici trasformiamo l'energia chimica del carburante in energia meccanica che produce il movimento. Il motore produce però anche calore che viene dissipato. Questa forma di energia è uno spreco perchè non contribuisce allo scopo per cui è stato progettato il motore.

Ci veniva spiegato più o meno in questa maniera. Il professore si dimenticava di dire che anche i gas di scarico sono uno spreco poichè i motori non sono in grado di bruciare la totalità delle molecole di carburante e immettono in ambiente del benzene ancora utilizzabile.
Ora non stiamo qua scoprire come gli ingeneri meccanici abbiano escogitato dei sistemi per ottimizzare la combustione dei motori e aumentare la resa.

Il succo del discorso è un altro. Non esiste azione senza spreco. Questa legge fisica è imprescindibile sia per noi umani che per ogni essere vivente o non vivente.

Un piccolo inciso.
Chi ci conosce da tempo sa che noi siamo contro la filosofia vegana. Non tanto perchè li reputiamo avversi al fanatismo o perchè li consideriamo "diversi" o "strani" (si sa che la diversità o la stravaganza sono risorse e non debolezze!) ma in quanto le loro teorie fanno acqua da tutte le parti.
Tra queste teorie ce ne è una ricorrente che capita proprio a fagiolo.
Un'accusa che muovono è che per produrre carne si debba inquinare. Un allevamento inquina più di una fabbrica e consuma una quantità di risorse enormi rispetto alla quantità di carne prodotta.
E' vero! Specie in campo bovino, l'allevamento intensivo provoca diverse serie problematiche.
Noi siamo i primi a dire che l'alimentazione "all'americana" tutta proteine sia una schifezza. Basta vedere i risultati di obesità "made in USA". Siamo contro un utilizzo smisurato di carne e contro l'allevamento intensivo (stile catena di smontaggio) in cui tutto finisce triturato e compattato in hamburger da distribuire ai fastfood.
Nonostante ciò sappiamo bene che anche l'agricoltura vuol dire inquinamento.
Quanta energia richiede lavorare il terreno?
Quanta acqua  è necessaria per coltivare il mais?
Quanti pesticidi sono utilizzati per produrre un chilo di pomodori?
Quanto fertilizzante chimico serve per avere la nostra insalata nel piatto?
Il nostro stesso corpo, pur essendo qualcosa di incredibile, è inquinante.
Noi mangiamo, beviamo e ci muoviamo e di conseguenza espelliamo prodotti ancora preziosi da un punto di vista energetico (rifiuti organici e calore) che rappresentano scarti da noi non più utilizzabili (ma utilizzabili da qualcun altro).

A ogni azione corrisponde uno spreco e ogni spreco equivale ad una forma di inquinamento.

L'ambiente naturale ci ha messo miliardi di anni a far fronte a questo "difetto" cercando di trasformare gli scarti in risorse per altri viventi. L'utilizzo ciclico delle risorse non è nient'altro che questo: una forma di riciclaggio naturale messo a punto con tempistiche non umane.
L'uomo "moderno" che, in rapporto all'evoluzione del pianeta rappresenta gli ultimi secondi di un anno, non ha ancora imparato a far ciò ma, inevitabilmente, dovrà trovare un modo per poter aumentare la resa di ogni trasformazione e/o azione e cercar di riciclare o riutilizzare ciò che prima veniva definito come "rifiuto".

La benzina per questa evoluzione è la consapevolezza personale. Ognuno di noi è portato a cambiare le proprie abitudini se si comprendono pregi e difetti attuali e se anche le altre persone ne comprendono i rischi.
Noi tutti emuliamo i nostri vicini. Se la nostra società si dirige verso un obiettivo e segue una strada, molto probabilmente noi faremo lo stesso. 

Quando la prassi del riciclaggio sarà percepita come normalità delle cose, solo allora inquinare sarà considerato inaccettabile.

giovedì 8 agosto 2013

Non solo orti!

In questo blog parliamo principalmente di orti e ortaggi perchè questo è il nostro tema principale ma non è l'unico. 
Noi puntiamo su autoproduzione e autogestione di terreni incolti e, su questi spazi, la coltivazione non è l'unica attività.
 
In realtà esiste la possibilità di utilizzare terreni incolti e abbandonati anche attraverso l'allevamento di animali da cortile.
Certo non stiamo parlando di grandi animali. L'allevamento più consono in piccoli terreni è certamente quello dei volatili. 
Prendiamo, per esempio, l'allevamento di galline ad uso domestico. 
Ci sentiamo di prendere loro come esempio poichè questi uccelli tengono compagnia all'uomo e da millenni si stanno evolvendo con lui, tanto che oggi non potrebbero resistere in natura. Sarebbero un facile boccone per tutti i predatori.

Il difetto più grande è correlato proprio alla loro scarsa capacità difensiva. Ciò rende necessario un accurato lavoro di recinzioni per tenere lontano i predatori (gatti, cani, volpi, tassi, ecc...). 
Curata questa parte, il piccolo allevamento avicolo non è pratica faticosa e può dare notevoli vantaggi e soddisfazioni. 

Realizzare un allevamento di galline ovaiole a casa ci permette raccogliere uova fresche e sane ogni mattina.
Le galline sono animali molto resistenti, onnivori e che apportano numerosi benefici e non richiedono molto sforzo anche se, come in ogni tipo di allevamento, si richiede un impegno minimo costante.
Le galline mantengono il giardino libero da erbacce ed insetti, producono un ottimo fertilizzante organico concentrato e fanno molta compagnia.
Per allevare galline da uova a casa, abbiamo bisogno solo di:

- una zona esterna adeguata o recinto;
 
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- un pollaio con nido;

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- una mangiatoia con alimento; 

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- un abbeveratoio con acqua; 

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- pulcini o galline ruspanti adulte.
Esistono numerose razze di polli e galline che vengono classificate principalmente in base alle loro caratteristiche come segue:
- galline da uova (elevata produzione di uova di gran pezzatura e poca produzione di carne);
- polli da carne (crescita rapida e peso elevato da adulto, bassa produzione di uova);
- galline da carne e uova o (buona produzione di uova e di carne).

Vi raccomandiamo di scegliere galline rustiche per un allevamento ecologico a terra.
Consigliamo di fornire alle galline il maggior spazio libero a disposizione, tenendo presente che al tramonto generalmente rientrano da sole al pollaio per passare la notte.
Possiamo acquistare galline adulte o pulcini per vedere l'evoluzione dell’intero processo di crescita.
Consigliamo acquistare pollastrelle di 6 - 12 mesi da allevatori, conoscenti o negozi della zona in quanto il prezzo delle pollastre giovani e molto basso ed inizieranno subito a deporre le uova.
Durante i primi 3-4 giorni le galline vanno mantenute rinchiuse nel recinto e all’interno del pollaio durante la notte affinchè si abituino alla loro dimora mentre succcessivamente rientreranno da sole al tramonto per appollaiarsi nelle aste del pollaio (destena), ognuna nel propio posto.
Le galline adulte, dove il clima lo permette andrebbero lasciate libere di scorazzare all’aperto durante tutto il giorno per alimentarsi di vermi, insetti, semi, erba e minerali nel terreno.

allevamento-biologico-galline-farmaker-01.jpg
 
La possibilità di razzolare nella terra o sabbia permette alle galline di liberarsi di parassiti e acari.
Nella zona di pascolo è importante assicurarsi dell'assenza di cani, volpi, donnole o altri carnivori che potrebbero attaccare le galline, si raccomanda inoltre di chiudere sembre il pollaio durante la notte per evitare intrusioni di questi predatori che farebbero razzie.
La corretta alimentazione di polli e galline dipende in gran parte dalla razza, dalla stagione e dal tipo di allevamento che si realizza.
Durante i mesi piu caldi, i polli e galline che vengono lasciate pascolare libere nei campi o boschi assumono gran parte della loro dieta in natura per cui potremmo integrare la loro alimentazione con un manciata di cereali misti (grano, maiz, etc.) la mattina e la sera per ogni gallina.
Per il resto, possono essere alimentate a sazietà di resti di cucina come frutta, ortaggi e verdura, pane secco e impasto di crusca (chiamato in gergo pastone o intrisa).
Nella dieta delle galline mantenute in recinto occorre aggiungere calcio ed altri minerali che, fra altre cose, contribuiscono a migliorare la resistenza del guscio delle uova.
Se volete avere uova fecondate da incubare per far nascere nuovi pulcini, consigliamo di tenere almeno 1 gallo ogni 4/5 galline per avere una buona proporzione di uova feconde.
Mettete della paglia o erba secca nel nido e per favorire la deposizione lasciate sempre un uovo (nidale) marcandolo a matita per non raccoglierlo.
Ogni gallina secondo la razza e l’età, produce mediamente da 150 a 300 uova all’anno per tanto se non trovate uova considerate anche l’ipotesi che le stanno depositando in altri luogi (fra i cespugli, etc.).
Attenzione a non permettere l’accesso delle galline nell'orto in quanto in pochissimo tempo si saranno mangiate gran parte dei vostri ortaggi e frutti.
Durante il periodo invernale, in caso di neve evitate di fare uscire le galline dal recinto o gabbia in quanto hanno la tendenza a perdersi mentre nei periodi estivi fornite sempre delle zone d’ombra nel recinto e non fate mancare assolutamente acqua fresca.

Secondo noi costruire un piccolo pollaio domestico non è un'idea assurda. Se poi siete un minimo esperti con il fai da te potete addirittura costruire la casetta con pezzi di scarto creando un pollaio a costo zero.

Ogni giorno, il vostro uovo!



martedì 6 agosto 2013

Della zucca non si butta via niente

Oggi vi parliamo di cucurbitacee e, in particolar modo di zucche e zucchini.

Tutti noi conosciamo bene questi ortaggi ma pochi ne apprezzano a pieno le potenzialità.
Queste piante sono note per la rusticità e la velocità di crescita. Chi di noi non ricorda la scena in cui la zucca di Cenerentola si trasforma in carrozza?
Quei tralci che corrono e crescono a dismisura non sono finzione da cartone animato. Walt Disney era rimasto impressionato dalle capacità di queste piante.

 
 (la famosa carrozza)

Quali sono i vantaggi di queste piante?

Ce ne sono moltissimi.
Anzitutto la produttività. In proporzione al peso dell'intera pianta, zucche e zucchini sono tra quelle maggiormente produttive.
Altro vantaggio non trascurabile è l'alta capacità e la facilità di germinazione. I semi sono grossi, facilmente maneggiabili, una volta messi in terra quasi certamente emergerà la piantina.
Non solo. I semi sono facilmente recuperabili dal frutto e conservabili. Se seccati e riposti in ambiente asciutto, fresco e al riparo dalla luce possono tranquillamente resistere fino all'anno successivo.

 (semi di zucca puliti e pronti per essere conservati)

Non è tutto. Le zucche, in particolare, si conservano piuttosto bene riuscendo ad arrivare in inverno inoltrato. Rappresentano un valido prodotto fresco utilizzabile per lungo tempo. 
Sono anche ottime piante lavoratrici. Le forti e numerose radici sono in grado di migliorare la struttura del terreno e di disgregarlo finemente.
Noi vi consigliamo di piantare questi ortaggi su mucchi di terriccio appena prelevato dalla compostiera e non ancora perfettamente sminuzzato. E' il substrato perfetto. Ricco e che mantiene l'umidità.
Quando a fine stagione strapperete le piante ormai secche potrete riutilizzare quel terriccio per i vostri vasetti.

Le cucurbitacee sono le piante migliori dell'orto?

Non esistono piante migliori e anche le cucurbitacee hanno dei difetti. Principalmente due.
Il primo è il fabbisogno idrico. L'intera pianta è ricca in acqua e le grandi superfici fogliari ne fanno traspirare molta. Le cucurbitacee soffrono molto la carenza d'acqua e, per questo, è necessario irrigare quotidianamente specie nel periodo in cui si stanno sviluppando i frutti.

 (grosse foglie di zucchino)

Altro problema sono i parassiti. Le lumache e le limacce vanno ghiotte di tutte le parti della pianta. Sono in grado di divorare i germogli e le foglie in brevissimo tempo.
Per contrastare l'avanzata di questi molluschi avevamo scritto un post dedicato che potere rileggere QUI!
C'è poi un fungo. Il Mal Bianco o Oidio. Sembra privilegiare le foglie di zucche e zucchini. Un attacco consistente porta alla morte la foglia e l'intera pianta colpita.
Abbiamo scritto un post su come evitare l'attacco fungino che potete rileggere QUI!

Abbiamo parlato sin qui della pianta in genere.
Veniamo al titolo del post.
Con zucche e zucchini possiamo pranzare dall'antipasto al dolce coprendo tutte le portate. Ci sono mille ricette. Si possono mangiare in piatti salati ma anche in quelli dolci.
Immagino che questo sappiate già.
Non solo i frutti di queste piante sono buoni per le nostre portate.
Famosi sono i fiori maschili di zucca o zucchino fritti in pastella o ripieni. Per riconoscere i fiori maschili basta guardare se alla base dei petali (calice) è presente l'abbozzo del frutto. Se non è presente è maschio. Solitamente i fiori maschili sono innestati sulla pianta attraverso lunghi piccioli per cui è facile distinguerli.
Vanno raccolti al mattino quando si aprono per poter lavorarli più agevolmente.

 (fiori pronti per essere cucinati)



Si possono mangiare anche i teneri germogli laterali della zucca. Sbollentati in acqua sono ottimi nei sughi per la pasta o passati al burro e usati come contorno di un secondo piatto.

Come spuntino o aperitivo, si possono mangiare anche i semi di zucca tostati nel forno e salati. Lavorazione facile e veloce.

Insomma, l'importanza di queste piante si denota in cucina.
Modificando una celebre frase pubblicitaria: Che mondo sarebbe senza zucche?! 

domenica 4 agosto 2013

TERRAXCHANGE: Vincere l'isolamento dei piccoli

Come più volte detto all'interno di questo blog, noi sosteniamo moltissimo iniziative come quelle degli orti urbani.
Alcuni poggiano su organizzazioni piuttosto consolidate e portano avanti dei progetti ambiziosi, altri sono più piccoli, semplici gruppi di persone che riutilizzano spazi abbandonati vicino al proprio quartiere.
Altre zone ancora sono curate da giardinieri erranti, i cosiddetti "Guerrilla Gardener", che occupano una zona degradata per poche ore e la riportano a nuova vita.

Da mesi studiamo questo fenomeno, nella nostra pagina Facebook e Youtube potrete trovare i tra i nostri "Mi Piace" e "Iscritti" moltissimi attivisti.
Gli osserviamo, studiamo le loro mosse, guardiamo le loro attività, a volte dedichiamo a loro qualche post sul nostro blog.

Ci sono alcuni gruppi di orticoltori che superano il centinaio di attivisti e, in tutt'Italia siamo convinti che questo numero superi abbondantemente il migliaio.
Nonostante questo esercito di orticoltori, siamo convinti che non abbiano abbastanza voce in capitolo.

Anche se l'esercito è grande, senza organizzazione non ha speranza di riuscire!

Ciò che noi abbiamo notato nelle nostre osservazioni è che, il più delle volte, le azioni svolte da un gruppo sono incentrate sul gruppo stesso. Capita molto spesso che gruppi vicini non si riescano a "parlare" non perchè non vi sia volontà, sia ben chiaro, ma perchè non c'è uno strumento adatto alla "intercomunicazione orticola".
Il gruppo di una città non comunicherà con il gruppo di un'altra città (o sarà estremamente raro che lo faccia!).

Voi direte che è normale; insomma, cosa ha da spartire un gruppo di Milano con uno di Napoli?

Cosa ha da spartire? Certo non il terreno, ma qualcosa di molto più importante.
Cosa c'è di più importante del terreno nell'ambito di un orto urbano?
C'è la socialità, l'informazione, l'organizzazione, la capacità visionaria di riorganizzare degli spazi inutilizzati. Questo per noi è più importante della semplice azione di zappare la terra.

La coltivazione di gruppo è una normale conseguenza di queste capacità "logistiche". Ogni orto urbano si regge su queste fondamenta. Che sia grande e organizzato o piccolo e gestito da una manciata di persone, ciò che fa produrre qualcosa di buono è questo.

Allora perchè non pensare di organizzare tutti i gruppi nazionali e, perchè no, anche quelli esteri in un unica grande organizzazione?
Perché non creare una piattaforma in cui tutti i gruppi possano registrarsi, localizzarsi e comunicare con altri gruppi?
Sono tante le informazioni che possono essere mandate da un gruppo all'altro.

Anche le maggiori organizzazioni orticole già presenti in Italia come Zappata Romana (Roma) o Gramigna (Bologna) o Friarielli Ribelli (Napoli) sono comunque entità troppo piccole per far peso a livello nazionale per poter aver voce e cercar concretamente di cambiare metodo di sviluppo della società.
Non possono nulla e non certo per colpa loro.

Noi stiamo creando una piattaforma sulla quale tutti gli orticoltori, indipendentemente se singoli o organizzati in gruppi, se nazionali o stranieri, se giovani o anziani, se utilizzatori di spazio pubblico o di giardino privato, possano parlarsi e comunicare con altri orticoltori.

Il suo nome è TerraXchange.


Il nostro portale sarà, naturalmente, gratuito poichè un ambito così sociale, ambientale e importante come questo deve essere completamente accessibile da tutti.
TerraXchange, inoltre sarà luogo ove i proprietari di appezzamenti inutilizzati e di scarso valore commerciale possono mettere a disposizione il loro bene a chi possa prendersene cura.
Terreni marginali saranno dati in gestione ad altri concittadini per installare orti urbani, mantenere lo spazio verde, organizzare eventi "green" e molto altro ancora.
Il proprietario e il gestore si accorderanno per il "canone d'affitto" che in realtà non è un canone. Il gestore, infatti, si impegna a dare al proprietario parte degli ortaggi coltivati o il loro corrispettivo valore commerciale.
  
L'organizzazione fa nascere una vera comunità orticola di una certa mole e questa è l'unica possibilità di svolta verso un mondo veramente sostenibile dove ogni spazio incolto sia strappato dalla cementificazione, dal degrado e dall'abbandono.

Una svolta senza precedenti!

PER ULTERIORI INFORMAZIONI:

 terraxchange.it (in costruzione)

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