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giovedì 29 agosto 2013

Siamo tanti, forse troppi

Come dice il titolo, noi umani siamo in troppi.
Ebbene sì, oltre 7 miliardi di persone. Non esiste in natura, animale di simili dimensioni che abbia mai raggiunto tale cifra.

Questa cifra la si può leggere in differenti modi ma ciò che più mi interessa è, come sempre, l'aspetto alimentare e ambientale.

La verità è che non abbiamo cibo per tutti non perchè non ve ne sia abbastanza ma perchè i prodotti agricoli che produciamo hanno un costo troppo elevato per miliardi di persone.
Parte della malnutrizione globale non è data dalla mancanza di alimento ma dall'impossibilità di acquistarlo al prezzo di mercato.

Paradossalmente si butta una gran quantità di cibo invenduto perchè ci sono persone che non hanno abbastanza soldi per poterlo acquistare.

Noi stiamo producendo ricchezza alimentare in poche e grosse zone del globo e stiamo spedendo il raccolto in giro per il mondo. E' ciò che mi piace definire "centralità della produzione alimentare".
Grossi appezzamenti, poche multinazionali, grandi investimenti, moltissime modificazioni genetiche, esclusione dei piccoli e standardizzazione del prodotto. Queste sono le chiavi per sintetizzare il problema.

La soluzione proposta per combattere la scarsità alimentare è la seguente:
incremento di produzione.
Secondo i "borsisti del cibo" si attua in un unico modo: incremento degli input. Mezzi più grossi ed energivori, miglioramento genetico, uso indiscriminato di risorse, ampliamento degli spazi coltivabili.
In una sola parola: distruzione ambientale travestita da azione benefica. Si giustifica la desertificazione e il disboscamento come "piccoli" costi in cambio di maggior produzione agricola.
Sono menzogne!
Quel prodotto derivato costerà ancora troppo. Sarà sempre oltre le possibilità di acquisto di una moltitudine di persone e sarà destinato a marcire.

Ho letto qualche mese fa un articolo che parlava proprio di scarsità del cibo e si teorizzava la possibilità di dar da mangiare a tutti ridistribuendo il terreno che già oggi ha una vocazione agricola.
Si creavano le basi per ciò che mi piace nominare "suolo pro capite".

Questo gruppo di ricercatori ha stabilito che una persona può sfamarsi coltivando circa 50mq. In pratica basterebbe una superficie grande come un monolocale per poter soddisfare il proprio bisogno di alimentare. Aggiungendo altri 10-20mq si potrebbe cominciare ad allevare anche qualche piccolo animale.

Stabilito ciò, i ricercatori stimarono lo spazio necessario in base alla popolazione mondiale e con grande stupore scoprirono che esiste questa superficie.

Il mio pensiero a seguito di questa lettura è stato quello che si potrebbero gettare le basi di una piccola coltivazione diffusa in collegamento con altre piccoli appezzamenti nelle vicinanze. Non solo si potrà coltivare di tutto per auto-sostentarsi ma potrebbe essere più utile concentrarsi solo su pochi prodotti che so coltivare bene e concentrarsi solo su quelli.
Un chilometro zero diffuso globalmente dove, per esempio, nei miei 50mq coltiverò fagioli sapendo che il mio vicino starà coltivando melanzane.
Attraverso la tecnologia io potrò contattare il mio compaesano (che non conosco di persona), che intanto sta producendo insalata e pomodori.
Io, il mio vicino e il nostro compaesano potremmo decidere di scambiare parte dei nostri prodotti.

Lo so, stiamo entrando quasi nell'utopia ma, si sa, pensare in grande è un grosso stimolo per perseverare verso l'obiettivo sperato.
Il primo passo resta quello di portare sempre più persone consapevoli a gestire i famosi 50mq necessari e, solo quando una buona quota di cittadini si sarà riappropriato della capacità di creare il proprio nutrimento, si potrà innescare questo fruttuoso baratto.

Ho ideato TERRAXCHANGE anche per questo. Tanti, troppi terreni restano senza alcuna destinazione produttiva in attesa della prossima e inesorabile colata di cemento.
Non possiamo e non dobbiamo permetterlo.

Ogni centimetro di suolo asfaltato è un centimetro di suolo morto tolto, per sempre, alla fruttuosa geminazione dei semi.

Con TERRAXCHANGE abbiamo un obiettivo: trovare 50mq di paradiso per ogni persona.

Grazie per la vostra attenzione,
Marco Tacconi.

sito TERRAXCHANGE (in costruzione)

cercateci su Facebook e Twitter: @terraxchange


mercoledì 28 agosto 2013

Il cassone... Ottimo per semine invernali

Siamo a fine Agosto.
L'estate sta procedendo verso il proprio declino e non vi è momento migliore per pensare al nostro prossimo futuro.
Si sa che l'orticoltore (ma anche l'agricoltore più grande) deve prevedere i propri lavori con discreto anticipo.
Oggi siamo qua per spiegarvi tutte le curiosità del "cassone", una specie di casetta in legno dove poter far germinare i semi anche con il rigore invernale. Questa tecnica è ottima per poter avere piantine precoci in primavera.

Un tempo si chiamava "lettorino", oggi è conosciuto con il nome di "cassone" e rispetto al tunnel, il cui utilizzo è molto diffuso, offre una protezione più sicura e una climatizzazione più efficace.

Realizzazione: spesso è costruito in legno (anche se alle volte può essere in muratura). La prima operazione da compiere è uno scavo di 50cm di forma rettangolare.
Il muro a sud sarà alto 30cm fuori terra mentre l'opposto a nord il doppio. La distanza tra i due muri sarà tra i 120 e i 150cm. La lunghezza può essere quella a voi più congeniale.
Questi rapporti servono ad avere la copertura inclinata con angolo ottimale rispetto all'irraggiamento del sole.

Ora , il buco appena creato va coperto con diversi materiali posti a strati. Sul fondo servono 20cm di ghiaia piuttosto grossolana.
I sassi vanno coperti da pochi centimetri di residui vegetali non legnosi e non decomposti (erba, paglia, foglie, ecc...).
Sopra a questo strato va distribuito del letame fresco non fermentato (massimo 5-6cm).
Gli ultimi centimetri restanti vanno occupati da buon terriccio.

Il letame e i residui vegetali cominceranno a fermentare nel terreno. Si produrrà calore che manterrà un'ottima temperatura all'interno del cassone.
Abbiamo creato un riscaldamento a letame.

Il calore sprigionato può essere anche fin troppo eccessivo. Vi consigliamo dunque di seminare i vostri ortaggi dopo il cosiddetto "colpo di calore" che avviene normalmente dopo una decina di giorni dalla preparazione del letto di semina.

Nelle belle giornate autunnali e invernali, il cassone va aperto per favorire il ricircolo d'aria e la fuoriuscita di umidità che potrebbe favorire malattie di origine fungina. Anche per tale ragione non bisogna eccedere con l'irrigazione.

Con questo trucco voi avrete freschi ortaggi quando l'orto del vicino sarà ancora spoglio ed è risaputo: l'invidia verso l'orto del vicino è ciò che ci spinge a far sempre meglio!

(risultato finale)