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venerdì 31 maggio 2013

Il killer dei castagni

A richiesta parliamo di un parassita che sta entrando prepotentemente nelle questioni produttive della castanicoltura.
Da qualche anno si registra una drastica riduzione delle produzioni delle castagne in Italia.
Il problema riguarda tutta la penisola sia in castagneti selvatici che da produzione. Il calo produttivo è dovuto ad un danno indiretto a livello fogliare dovuto a "escrescenze" anomale chiamate galle.

Una galla è, dal punto di vista naturalistico, qualcosa di estremamente interessante. In pratica il parassita induce la pianta attaccata ad una produzione di tessuto vegetale indifferenziato che ingloba le uova e larve. La pianta stessa è costretta a proteggere il proprio parassita che così è al sicuro da attacchi esterni fino al momento dello sfarfallamento.

(evidenti malformazioni fogliari dovute a galle di Cinipide)

Molti insetti mettono in pratica tale strategia ma il nostro protagonista si chiama Cinipide galligeno del castagno (Dryocosmus kuriphilus).
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 (Dryocosmus su foglia di castagno)

Il danno è evidente già da lontano. A seguito di attacco la chioma risulta spoglia e trasparente. Le foglie sono poche e deformate dalla presenza di queste galle (primo sintomo evidente di attacco).
La conseguenza immediata è una riduzione fotosintetica che induce la pianta a non produrre inflorescenze e successivi frutti.

La caratteristica principale di questo insetto è l'ottima capacità di volo e la veloce diffusione sul territorio. Può deporre molte uova su più foglie e questo fa sì che pochi individui sono in grado di defogliare intere chiome.

Le conseguenze sono evidenti. La minor produzione comporta non solo una minor quantità di prodotto commercializzabile ma anche una minor capacità di rinnovo del bosco. Le poche castagne prodotte sono subito predate dalla fauna che si trova a combattere per questi frutti ambiti ma scarsi.

MA NON C'È MODO DI COMBATTERE QUESTO PARASSITA?

Il nostro blog è contro l'uso di prodotti chimici di lotta ma, anche se ne fossimo fautori, non è possibile trattare tutte le piante esistenti di castagno. Si tratta di un'essenza presente anche in luoghi selvatici distribuita su una vasta superficie.
Il costo di trattamento sarebbe enorme e si andrebbe in contro a una disfatta. Basterebbe un gruppo di alberi non trattati per iniziare una nuova epidemia.

ALLORA COSA SI PUÒ FARE?

Anche in questo caso la natura ci aiuta. Possiamo utilizzare gli antagonisti naturali. Uno in particolare: il Torymus sinensis.
La cosa stupefacente è che il Torymus attacca le larve del Cinipide depositando le proprie uova all'interno delle galle del parassita.
La larva del nostro "eroe" si ciba delle larve del killer del castagno e una volta finito di nutrirsi si impupa all'interno della galla stessa preparata dal Cinipide.

(Torymus femmina su foglia)

Anche il Torymus è dotato di ali ed è in grado di inseguire l'infestazione.
La lotta biologica attraverso l'allevamento e la distribuzione di questo insetto è iniziata e si sta sperimentando in più zone d'Italia. I risultati sono piuttosto soddisfacenti anche se si è appena all'inizio.

Oggi esiste anche un centro per l'allevamento del Torymus a Caprarola (in Lazio).
In questo video si può vedere il momento in cui si liberano diversi esemplari in un castagneto attaccato da Cinipide. VIDEO QUI!

Il caledario delle verdure

Oggi parliamo di stagionalità delle verdure.
Ebbene sì, gli ortaggi sono esseri viventi legati strettamente alla stagione. Nascono in un periodo, crescono in un altro periodo e fruttificano in un altro periodo ancora. Dunque noi dovremmo mangiarli in questo ultimo intervallo temporale quando i frutti sono maturi naturalmente.

Invece non è così.
Dicembre, andiamo al supermercato e ci sono pomodori grandi, tondi e perfetti a prezzi assurdi.
Come si fa a far maturare un pomodoro in pieno inverno? Leggiamo sull'etichetta che proviene dall'Olanda.

In Olanda nel periodo invernale è risaputo che c'è il clima ideale per la coltivazione del pomodoro. Il famoso sole invernale olandese conosciuto in tutto il mondo: un sole artificiale che origina frutti altrettanto artificiali.

Questa povera pianta di pomodori, magari cresciuta senza terra e senza sole, sicuramente scaldata artificialmente non può che produrre frutti di scarsissima qualità organolettica.
Prodotto che viene raccolto, inscatolato, spedito per mezza Europa, scaricato nei centri distributivi e alla fine posizionato sullo scaffale del supermercato.

Tutto questo perché? Perché noi vogliamo mangiare il pomodoro d'inverno.

Bisogna educare i consumatori a mangiare le famose "Verdure di Stagione".
Ma quali sono? Chi le conosce? Quando si può consumare la verza, il pomodoro, il porro, ecc...?

Questo post è dedicato a voi che siete consapevoli di voler mangiar sano.
I frutti di stagione sono più ecocompatibili, più sani, più etici e soprattutto più buoni.

Alleghiamo un bel calendario che riporta tutti gli ortaggi e la frutta principale con rispettivo periodo ideale di consumo.
Consumare nel periodo adeguato permette concretamente di rispettare la naturalità delle coltivazioni e proteggere l'ambiente agricolo da stravolgimenti dettati da un consumismo sfrenato ingiustificato.







Alleghiamo anche un corto video sugli ortaggi estivi dato che stimo entrando in questo periodo:

mercoledì 29 maggio 2013

La follia dell'acqua in bottiglia

Quante persone comprano acqua in bottiglia?
Perchè si compra acqua in bottiglia?
Cosa spinge i consumatori a comprare un bene che, in realtà abbiamo già a casa a minor prezzo?

Escludendo le zone in cui, per differenti motivi, l'acqua dell'acquedotto è imbevibile sia dal punto di vista sanitario che organolettico, ci si accorge che noi tutti compriamo acqua confezionata.
Anche chi potrebbe bere tranquillamente la propria acqua preferisce pagare di più per avere acqua che arriva da chissà dove.
Il costo ambientale di queste bottiglie è spaventoso: plastica o vetro, trasporti, macchinari, prelievo idrico. Tutto mosso da ulteriore petrolio.
Tutto causa di inquinamento.

Non è pensabile continuare a finanziare multinazionali cresciute sulla vendita di un prodotto come l'acqua. E' un mercato falsato. Dov'è la domanda? Perché il consumatore richiede l'acqua in bottiglia?

E' un caso da psicologo. Insomma noi tutti non siamo certo disposti a pagare un piatto di pasta 500€ eppure siamo disposti a comprare dell'acqua rincarata con proporzioni simili.

Il video che alleghiamo a questo post spiega proprio lo stano ciclo dell'acqua in bottiglia.

Fortunatamente stanno prendendo piede iniziative locali per l'utilizzo dell'acqua pubblica. Si stanno creando le famose "acque del sindaco" che sono dei distributori automatici di acqua (naturale o gasata) prelevata dalla rete comunale.
Si stanno anche diffondendo i gasatori di acqua che stanno spingendo all'uso dell'acqua presente nelle abitazioni che di certo è controllata, locale, economica e a minor impatto ambientale.

...e allora... un brindisi a tutti con acqua autoctona!


 

domenica 19 maggio 2013

Le riserve naturali sono davvero sostenibili?

La domanda è certamente provocatoria ma tocca un punto delicato e fondamentale.
Tutti noi siamo contenti quando vengono creati nuovi spazi da dedicare alla natura in tutto il suo spendore, non vi è dubbio di questo.
La domanda che ci poniamo però è legittima. Queste aree sono sostenibili?
Noi pensiamo che non lo siano del tutto.

Purtroppo (o per fortuna) tutto ciò che abbiamo intorno ha un valore dei mercato. Il PC che abbiamo davanti, il tavolo su cui ci appoggiamo, la sedia su cui ci sediamo... L'ambiente naturale no. Per meglio dire non ha un valore commerciale ma un grande valore sociale, naturalistico e biologico. E' ciò che in economia viene definita esternalità positiva, cioè un bene che è indubbiamente positivo ma che esce obbligatoriamente dagli schemi economici "classici".

Pur non essendo d'accordo sulla completa libertà che gode l'economia, sappiamo bene che è la moneta che guida la nostra vita. Non possiamo farne a meno e non possiamo negarlo.

Una riserva naturale non genera economia diretta perché non produce nessun bene economico.
Il risultato si trasforma in una forte insostenibilità. Enti, fondazioni, associazioni che solitamente sono i gestori di questi luoghi, hanno costantemente un bilancio in rosso perché spendono per il mantenimento e le attività senza avere un rientro diretto.

Ad oggi sono riusciti a campare con le sovvenzioni statali e/o europee, con donazioni di privati o altri enti ma, la situazione economica attuale, costringe questi finanziatori a chiudere i rubinetti.

La nostra domanda allora torna prepotentemente. E' possibile convertire questi spazi naturali, vitali per la nostra società, in spazi che producano qualcosa di concreto da vendere?
Escludendo che è del tutto fuori luogo far pagare un biglietto d'ingresso ai visitatori di un parco, dato che la natura deve essere fruibile a tutti, perchè non creare aziende agricole all'interno delle riserve naturali?


Naturalmente queste aziende dovranno rispettare canoni di produzione rispettosi dell'ambiente nel quale si trovano.
L'ente gestore della riserva dà una percentuale di territorio in gestione a chi voglia produrre un bene agroalimentare assolutamente "bio"; in cambio il proprietario dell'azienda dovrà pagare un canone all'ente gestore che potrà utilizzare questi soldi nella manutenzione della parte "non produttiva".

In pratica un mix tra parco naturale e parco agricolo.

I vantaggi di questo sistema sarebbero numerosi e possiamo sintetizzarli come segue:
- Maggiori entrate all'ente gestore del parco
- Maggiore occupazione lavorativa (sia nel parco che nell'azienda agricola annessa)
- Possibilità di produzione agroalimentare sana e di qualità
- Vendita alternativa del prodotto agricolo (il turista che entra nel parco esce con il prodotto di quel parco)
- Agricoltore che diventa controllore e manutentore di parte del parco
- Creazione di un paesaggio rurale diversificato ed aumento di biodiversità
- Creazione di nuove tipologie di eventi con strutture ricettive, trattorie dove mangiare i prodotti del luogo, fattorie didattiche all'interno di un parco e molto altro
- Pubblicità crescente del parco attraverso la vendita del prodotto che, in etichetta, evidenzia il luogo di provenienza.

Tutti questi punti vanno aggiunti agli aspetti positivi che già oggi forniscono questi spazi naturali.


Il WWF sta intraprendendo proprio recentemente questa strada. L'ultima loro acquisizione è una zona nel sud della Sardegna. Una zona sabbiosa che si spinge fino alla costa attraverso caratteristiche dune. Una zona selvatica dove pascolano i famosi cervi sardi (specie endemica e a rischio di estinzione) e molti altri animali.
Questa spazio privato di circa 600ha è sempre stata data in gestione ai pastori locali.
Il WWF l'ha presa in gestione ma non ha cacciato via i pastori. Questo è già un passo avanti. Si riconosce l'importanza dell'attività agricola nel rispetto dell'equilibrio naturale.
Lo sviluppo che noi auspichiamo è proprio questo. Fare dei parchi naturali zone di rispetto ma anche di produzione sostenibile.
E' l'unico modo per far sì che ogni parco si autofinanzi e che finalmente abbia la possibilità di crescere ed investire sull'ambiente naturale senza poter essere ricattata dal taglio dei fondi statali.


venerdì 17 maggio 2013

La guerra del cibo!

Gira da alcuni giorni una notizia fondamentale per tutti gli abitanti della comunità europea.
Naturalmente, come tutte le notizie di un certo spessore, è passata in secondo piano.
Pare che sia stato proposto in ambito della Commissione una proposta di legge che ostacolerebbe la libera circolazione e vendita di materiale di propagazione di ortaggi.
Insomma, una legge che vieta di coltivarsi l'orto con semi o altro materiale che non sia certificato.

Avete dei semi di zucca dell'anno scorso? VIETATO UTILIZZARLI.
Avete i semi di una pianta di pomodori che avete classificato come buona produttrice? VIETATO UTILIZZARLI.
Avete bulbilli di una varietà di aglio particolare autoctona? VIETATO UTILIZZARLI.


Questa proposta di legge è assurda, dittatoriale e attacca la sovranità alimentare personale e di intere comunità.
Un attacco del tutto fuori luogo alla libertà di coltivazione e un regalo (l'ennesimo) alle multinazionali sementiere che sono le uniche in grado di investire risorse nella certificazione del materiale vegetale. Un deliberato atto di guerra alimentare che deve essere contrastato.

Rimaniamo comunque ottimisti. Siamo perfettamente consapevoli che una legge del genere, anche se promulgata, non potrà mai essere attuata.
Non si può controllare la piccola autoproduzione. Sarebbe uno spreco di risorse inutile e che non porterebbe a nessun risultato.
Cosa vogliono fare? Girare di orto in orto per verificare che materiali vegetali sono stati impiantati? Sì? Auguriamo ai "controllori" buona fortuna e diamo loro un consiglio: non voltate mai la schiena all'orticoltore perché potreste trovarvi una zappa sulla testa! ...e divenire così concime organico per ortaggi fuorilegge.

Alleghiamo diversi articoli sulla questione. Derivano da blog differenti:

LIBREIDEE.ORG
MERCATOLIBERO
GENERAZIONE BIO
NESARA.IT

giovedì 16 maggio 2013

olii essenziali

Ultimamente si è sviluppata la moda di impiantare erbe aromatiche. Il perché è presto detto. Sono coltivazioni generalmente semplici che non richiedono troppo sforzo, si adattano a contesti di marginalità in zone ove non si può piantare nient'altro.
Molto spesso sono piante resistenti e rustiche non esigenti dal punto di vista nutrizionale. Per alcune specie, addirittura, si sceglie appositamente una zona di suolo povera perché a questo stress le piante possono reagire producendo una maggior quantità di olio essenziale.

Già, olio essenziale. E' questo il principale motivo per cui si coltivano queste piante. L'olio essenziale è un olio che contiene molecole specie-specifiche aromatiche percepibili dal nostro olfatto.
La quantità e la composizione chimica varia di specie in specie e di pianta in pianta. La variabilità può essere notevole. Si parla comunque (generalmente) di poche gocce per chilo di materiale vegetale.

La quantità varia anche in base al periodo vegetativo della specie coltivata. Ogni specie al suo periodo ottimale di raccolta nel momento in cui si ha la massima concentrazione di aroma.

L'olio concentrato ha odori piuttosto forti e può rientrare nella preparazione di detergenti (saponi e detersivi vari), profumi e anche in cucina come aromatizzante.

Gli olii essenziali sono caratterizzati da molecole piuttosto corte e quindi volatili. Per tale ragione riusciamo a percepirli a metri di distanza dalla fonte d'origine.

Per estrarre l'aroma si utilizza proprio questa loro particolarità. Il materiale vegetale si distilla in corrente di vapore acqueo. L'energia del vapore e la corrente ascensionale prodotta è in grado di strappare l'olio dal materiale vegetale distillato e trasportarlo facilmente.
Alla fine il vapore, raffreddato con acqua fredda, si ricondensa. Ciò che esce è un liquido che è ancora un miscuglio di acqua e olio ma che si può facilmente separare (l'olio e l'acqua non entrano in soluzione).

Abbiamo così ottenuto un olio essenziale e una possibile fonte di reddito per sfruttare terreni incolti, abbandonati o inutilizzabili per altri scopi.

GUARDATE QUESTO VIDEO:  Distillazione olio essenziale di Lavanda

lunedì 13 maggio 2013

Animali giardinieri

Dal 2011 conviviamo con una crisi economica e sociale sempre più aspra.
Una crisi destinata a cambiare le logiche che in precedenza guidavano la nostra società e che ci porterà a cambiare gesti e abitudini consuete.

Si comincia a tagliare (è proprio il caso di dire) i costi superflui per rendere accettabili i bilanci famigliari e aziendali.
Tra le spese che si eliminano c'è sicuramente il mantenimento del verde pubblico e/o privato.
Si, ok, ma non si possono trascurare del tutto gli spazi verdi decorativi. Pensate ad una azienda con del verde attorno, che impressione farebbe vedere le sterpi che crescono fuori dalla porta d'ingresso?

Qua nasce l'idea. Dato che il verde va comunque mantenuto, perchè invece che utilizzare mezzi meccanici non utilizzare gli animali?
Si prenderebbero così i famosi due piccioni con una fava. Niente carburante bruciato (con quel che costa!), niente riparazioni, niente addetto che guida il mezzo (uno stipendio in meno) ma solo degli animali che, mentre mantengono il prato, si nutrono a gratis.

No, non è l'idea di un pazzo alternativo ma uno studio serio di un ente come l'ENEA.
Dal giugno 2011 è partita la sperimentazione. 8 Asini che pascolano nel verde del centro sperimentale che hanno dato l'avvio a queste pratiche uniche.

Ora ci troviamo 1200 pecore che pascolano nel parco della Whirpool a Varese (quella delle lavatrici), asini che brucano all'ospedale di Asti, che sfalciano le rive delle autostrade a Treviso e comuità montane che richiedono asini per la pulizia del sottobosco al fine di prevenire incendi.

Un esercito di manutentori del verde pubblico e privato su quattro zampe.

Alleghiamo il pdf ufficiale del progetto ENEA.
"Progetto pilota per la gestione integrata del verde nel Centro"

venerdì 10 maggio 2013

Belle e pericolose






Belle vero? Tanto belle quanto pericolose. Anche l'Italia ha le sue specie vegetali di una bellezza mortale.
Queste in foto sono delle Digitali (Digitalis purpurea), piante estremamente importanti in medicina e utilizzate come cardiotonico ma molto pericolose se maneggiate con imprudenza. Basta assumere una porzione di qualunque organo (foglie, fiori o radici) per morire a seguito di collasso cardiocircolatorio.

Come lei ce ne sono altre, più o meno tossiche, che meritano di essere conosciute per poterle evitare.
Queste piante di certo si fanno ammirare. Solitamente sono appariscenti con colori accesi. Le più pericolose sono annuali o biennali (come la digitale) e, per cui, sono piante erbacee che si possono frequentemente trovare nei prati collinari o montani.

Le cinque specie selvatiche più pericolose che si trovano frequentemente durante le nostre scampagnate sono: l'Aconito, il Colchico, la Cicuta, il Veratro e la nostra amica Digitale.

Ve ne sono una moltitudine che possono comunque creare problematiche sanitarie non trascurabili e che a dosi elevate possono portare a morte.

Per conoscerle meglio vi consigliamo di consultare una guida affidabile alle piante selvatiche anche perché alcune di queste specie tossiche assomigliano ad altre commestibili. Nel periodo in cui non vi sono organi tipici della specie (per esempio mancano i fiori) o si ha davanti una piantina ancora piccola, il riconoscimento diventa impresa davvero complicata.
Capita, non di rado, che persone inesperte colgano specie a cui  si dovrebbero tenere a una certa distanza.

Per questo vi consigliamo di studiarvi questo pdf che abbiamo trovato in rete. Parla delle piante pericolose che si possono trovare nelle zone alpine e prealpine. In realtà queste piante sono piuttosto rustiche con un areale di distribuzione ampio che sconfina da questa zona anche in zone appenniniche.

PRESTATE SEMPRE ATTENZIONE A COSA STATE OSSERVANDO!

PER CONSULTARE LA GUIDA CLICCATE QUI!

La farmacia naturale

Ognuno di noi nell'arco della sua vita ha passeggiato in uno spazio aperto almeno una volta.
Chi in montagna, chi in collina, chi nella macchia mediterranea tra una spiaggia e l'altra.

Ogni volta che camminiamo sui differenti sentieri abituiamoci a volgere il nostro sguardo verso il basso. Troveremo così una ricchezza inaspettata. Tutto attorno a noi crescono, del tutto spontanee, erbe di ogni sorta. Una biodiversità incredibile.
Voi mi direte che son sempre erbe, alcune fanno bei fiori ma altre sono del tutto insignificanti. Dove sta questa importanza tanto decantata?
Sta nel fatto che la maggior parte delle erbe (anche quelle comunissime) che incontriamo contengono dei principi attivi che noi possiamo utilizzare a nostro beneficio.

Con questo non voglio dire che ora noi possiamo uscire e cominciare a raccogliere specie a caso o a brucare per terra.
Bisogna conoscere BENE le differenti erbe che possiamo incontrare perché, non di rado, vicino a quelle potenzialmente benefiche, ci sono specie tossiche o mortali. Oltre a questo i differenti principi attivi rimangono efficaci solo se trattati con modalità differenti in base al tipo.

E' necessario consultare una delle mille guide che vi sono in commercio per poter andar per campi in modo sicuro.

Nel caso ne siate sprovvisti ne abbiamo trovato uno noi.
Una raccolta di erbe spontanee commestibili e medicinali che vogliamo condividere con voi.
Naturalmente è sempre libero, scaricabile e stampabile.

TROVATE IL MANUALE CLICCANDO QUI!

giovedì 9 maggio 2013

Coltivare il terreno

Siamo portati a credere che in un orto o in un ambiente naturale, la cosa più importate sia ciò che vediamo.
Anche gli "addetti del settore" (se così possiamo chiamarli) sono intenti a concentrare le proprie attenzioni sul mondo del direttamente visibile.
Se un giardiniere vede che la pianta è ammalata o a qualche carenza cura la pianta. Se un agricoltore vede che la sua coltura è in difficoltà corre ai ripari con tutte le tecniche possibili intervenendo sulla pianta o sul terreno strettamente interessato.
Queste soluzioni sono di breve durata, costose e, a volte, inutili.
E' un pò come prendere una persona denutrita e debilitata, curarla per la febbre non interessandosi delle sue condizioni generali. Forse la febbre passerà al momento ma la persona rimane comunque in difficoltà e destinata ad ammalarsi nuovamente.

Con questa introduzione vogliamo portare la vostra attenzione su qual'è l'importanza del terreno su cui appoggiamo le nostre coltivazioni (decorative e/o edibili). Un terreno sano fa crescere piante sane. Ecco perché, prima di voler coltivare le piante, bisogna sapere come coltivare la terra.

L'obbiettivo di coltivare la terra è quello di predisporre il suolo ad accogliere una coltura senza che perda fertilità. Ciò si può agevolare con l'uso del compost che, con il tempo si trasformerà in humus.

Per humus si intende una sostanza complessa, formata dall'unione di più substrati decomposti, in cui non sia più visibile l'origine. In pratica l'humus deriva dalla decomposizione di materia vegetale o animale e in esso non si può più distinguere (ad occhio nudo) l'origine dei differenti frammenti.

Questo materiale è la base della fertilità del suolo. Fertilità che non è solo chimica. L'humus, infatti, modifica anche la struttura fisica del terreno oltre ad apportare molecole utili alle piante. Inoltre aumenta il potere tampone del suolo rendendolo più stabile e resistente a possibili shock.
C'è tutto un mondo dietro "all'Humus Perfetto". Oggi molti studiosi o semplici appassionati studiano le differenti materie organiche da associare per comporre un humus adeguato agli scopi.

LA LETTURA CHE ANDIAMO A CONSIGLIARE SI CHIAMA: 
"Una nuova specie di orto" di Jean Pean.

UNA RELAZIONE DETTAGLIATA DELLE SUE OSSERVAZIONI   E CHE VI FARA' CAPIRE L'IMPORTANZA DEL COMPOSTAGGIO.

DOVE ALCHIMIA E NATURA SI INCONTRANO.

PER VISUALIZZARE E SCARICARE CLICCARE QUI!

lunedì 6 maggio 2013

Cane, il miglior amico dell'uomo

Abbiamo appena visto un video di qualche anno fa in cui è ben mostrato il rapporto tra cane e uomo.
Siamo abituati a vedere il cane come animale da compagnia ma, in realtà, l'uomo ha adottato questo animale per condividere la vita insieme.
Vita intesa non solo come svago ma anche (e soprattutto) come lavoro.
Il rapporto tra padrone (o meglio datore di lavoro) e cane è forse il più stretto legame esistente tra uomo e animale.

Non esiste nulla di comparabile al mondo. Una simbiosi così spinta che ha permesso all'uomo una selezione sempre più mirata al fine di sviluppare razze da lavoro efficienti, leali e affidabili.
Cani in grado di eseguire i propri compiti senza mai indugiare pur sapendo di rischiare la propria vita.

Non si può descrivere a parole il sentimento che lega questi due attori. L'aggettivo che più si s'addice è "Rispetto", profondissimo e limpido. L'uomo rispetta il cane per i servigi dati e il cane, dal canto suo, rispetta l'uomo per il cibo e le cure fornite.

L'uomo ci ha messo millenni per "educare" lupi selvatici, ha creduto all'immesso potenziale di questo rapporto. Un grosso dispendio di energia e tempo da parte dell'uomo che, però, ha permesso di arrivare ad avere animali come questi.

La razza che oggi prendiamo in considerazione (senza offesa per le altre) è il Pastore Maremmano-Abruzzese un cane di grossa taglia, tenace, robusto e forte. Una garanzia per il padrone. A loro non sfugge niente! 


Prepariamo l'orto

Per chi ancora non l'ha fatto avvisiamo che si è ancora in tempo per preparare l'orto.
Affrettatevi!
La stagione delle verdure sta per iniziare...

Si sa che l'orto è un sistema altamente personalizzato per cui poco si presta alla modellazione.
Il bello è proprio questo. Non si troverà mai un orto uguale all'altro. Ognuno segue tradizioni, obbiettivi e metodi propri. Solo il tempo dirà quale è il sistema che più si adatta alle nostre esigenze.

Orto "tradizionale":

Orto "sinergico":

Orto "da balcone":

Orto "acquaponica":

Non importa quale si adatti più alla vostra vita.
E' ora di sporcarsi le mani!

Di seguito riportiamo un breve filmato che riprende le fasi salienti della preparazione di un orto "classico" basato sulle lavorazioni del terreno.


Roma città aperta... Al verde!

Come non ricordare il capolavoro di Rossellini.
Una Capitale descritta nel momento in cui una vera e propria rivoluzione era in atto. Momenti di coraggio e innovazione, di lotta contro la vecchia oppressione.
Girato nel 1945 raccontava la vita reale di piccoli grandi atti di coraggio in una città distrutta. Una grande opera neorealistica.

Ok, ma tutto questo cosa centra con il tema di questo blog?

Anche oggi a Roma si stanno costruendo atti di rivoluzione (questa volta verde) per contrastare l'avanzata del nemico comune, il cemento.
Si parla ancora di Orti Urbani e la tappa del nostro "GardenTour" giunge nella nostra capitale. Una capitale che non deve rimanere solo politica ma anche sociale.
Siamo nel quartiere "Garbatella" all'ombra (è proprio il caso di dire) del palazzo della giunta regionale. In questo spazio incolto c'era il forte rischio di speculazione cementizia.

Legambiente si è messa in mezzo e attraverso la collaborazione dei cittadini di zona hanno installato un grande orto urbano. Non solo ortaggi ma anche parco fruibile e spazio dedicato ad eventi.

Cittadini attivi e non solo. Associazioni, scuole, gruppi vari tutti insieme per mantenere questo spazio verde. Autogestione del suolo pubblico.

Il futuro ricomincia da qui:

venerdì 3 maggio 2013

La difficile convivenza: la talpa!

Oggi parliamo di un altro animale che si sta risvegliando dal torpore dell'inverno: la talpa.
Questo piccolo mammifero terricolo vive, per l'interezza della sua vita sotto i nostri piedi, sbucando all'aria aperta solo raramente.
E' certamente un animaletto simpatico dotato di una folta e morbida pelliccia nera, un muso affusolato e zampe anteriori ben sviluppate dotate di lunghi artigli adattati per scavare.
Rimaniamo fermamente convinti che ogni animale abbia la sua fondamentale funzione nell'ecosistema, ma questa simpatica scura bestiolina può essere di notevole disturbo alle attività di giardinaggio sia che siano orticole o floricole decorative.
Non è certo bello vedere il proprio giardino, il proprio orto o il proprio campo disseminato di mucchietti di terra.
Durante l'inverno, le talpe scavano profonde gallerie per rimanere al caldo del terreno e vanno in semi letargo rallentando notevolmente il metabolismo. Per tale ragione in questo freddo periodo non ne vediamo i segni.

In primavera aumentano le attività, i cunicoli si fanno sempre più superficiali e la loro alimentazione aumenta notevolmente anche per sfamare la nuova prole.

Ecco appunto... La loro alimentazione è un altro problema non indifferente per noi. Vanno matti per i nostri amici lombrichi! Sono in grado di sentirne la presenza da metri di distanza, nel buio completo del terreno. Questo grazie ad un odorato sviluppatissimo e alle vibrisse sul muso in grado di catturare odori e vibrazioni minimi.

I nostri amici lombrichi, così utili per il nostro giardino e orto non hanno scampo. Non possono certo competere con la velocità e la capacità di una talpa.

Ho visto gente provare di tutto per eliminare le odiose talpe. Dal gas all'acqua passando per trappole e veleno per topi. Non in ultimo dissuasori acustici ad alta frequenza.
Tutto inutile, costoso, dannoso e, in alcuni casi, rischioso (maneggiare il metano non è poi così sicuro).

Perché non funziona niente di tutto ciò?
Semplice, perché è la filosofia che non funziona. Non si può avere l'obbiettivo di eliminare la talpa.

Perché no?
Semplicemente perché è impossibile!

Allora come si fa?
Ora vi diremo un modo che ha dell'incredibile. Naturalmente è, come tutto ciò che vi diciamo, semplice economico e salubre.

DISSUASORE PER TALPE:

- Attrezzature necessarie:
una (o più) bottiglia di vino (che sia di vetro!)
una bacchetta di ferro non troppo spessa (tipo quelle delle armature)

- Procedimento:
Svuotate la bottiglia di vino. Organizzate una cena o una bella grigliata. Non troverete difficoltà a svolgere quest'azione. Amici disposti ad aiutarvi ne troverete sicuramente.
Prima di bere  come spugne tagliate le bacchette di ferro con un disco abrasivo o con un seghetto ad una lunghezza di 50cm circa.
Non fatelo dopo aver bevuto perché il risultato potrebbe essere un biglietto per l'ospedale.

Prendete le bacchette tagliate e cercate il punto più avanzato della galleria. Infilate la bacchetta fino a quando sentite che penetra facilmente. Quando si sente difficoltà ad entrare fermatevi. Vuol dire che siete arrivati sul fondo della galleria!
Infilate la bottiglia sulla bacchetta a testa in giù. Ogni tanto fate tintinnare la bottiglia muovendola sulla bacchetta.

Il dissuasore è finito.
Non ci credete? Provate e rimarrete stupiti dei risultati.

PERCHÉ FUNZIONA?

Funziona perché la bottiglia di vetro a contatto con la bacchetta di ferro produce un fastidioso rumore ad alta frequenza che si trasmette all'interno della galleria.
La bottiglia funge da cassa di risonanza amplificando di molto il suono che attraverso la bacchetta si trasferisce all'interno della tana.
La talpa, infastidita, torna indietro velocemente.
Voi non dovrete far altro che seguire la sua ritirata con il dissuasore fino a quando non uscirà dalla vostra proprietà.

giovedì 2 maggio 2013

Macerato per allontanare gli afidi

Dopo questo lungo periodo di piogge insistenti, le temperature sono previste in salita.
Non c'è nulla di meglio di questo clima umido e di queste occhiate di sole per aumentare il rischio di diffusione degli afidi (o pidocchi delle piante).

Consigliamo a tutti voi di guardare attentamente le vostre piantine ogni giorno perché, la peculiare modalità riproduttiva di questa specie, rende possibile la creazione di prole abbondante. Se le condizioni rimangono tali la crescita è esponenziale.

Per combattere questo "nemico" non è necessario acquistare prodotti tossici e costosi.
Diamo a tutti voi la ricetta del Macerato Anti-Afide. E' un nostro brevetto collaudato nato da altri macerati utilizzati allo scopo.
Il nostro ha una capacità repellente maggiore e si basa su una più vasta varietà di ingredienti sempre facili da reperire e con un costo davvero irrisorio.

- INGREDIENTI PER 10 LITRI:

10 l di acqua fredda
un mazzo di ortiche recise (circa 50 steli freschi)
un mazzo di Artemisia comune (circa 50 steli freschi)
1 testa d'aglio
20 - 30 peperoncini rossi piccanti
100g di sapone di Marsiglia (solo se siete certi che sia naturale, senza aromi o prodotti chimici)

- PREPARAZIONE:

Mettere i 10 litri di acqua fredda in un contenitore capace e largo (bidone di vernice usato e lavato), tagliare grossolanamente le ortiche e l'artemisia e metterle a bagno.
Preparare un macinato di aglio e peperoncino e immetterlo nell'acqua.
Girare energicamente il composto con un bastone per qualche minuto. Se avete a disposizione il sapone, grattatelo per ridurlo in scaglie ma NON aggiungetelo ancora al macerato.
Lasciate riposare il macerato all'aperto e all'ombra per 4 - 5 giorni pieni girandolo di tanto in tanto.

Travasate il composto filtrandolo con un telo, uno straccio o un qualsiasi utensile che sia in grado di separare la fase solida da quella liquida. Se necessario passatelo due volte poiché se non viene ben filtrato si possono intasare gli ugelli dello spruzzatore.

Raccolto il macerato filtrato si può aggiungere il sapone. Girate per farlo sciogliere ma senza esagerare (non deve fare schiuma!).

Il preparato, se conservato all'ombra e in un luogo fresco, rimane attivo per un mese circa oltre il quale è comunque utilizzabile come concime distribuendolo tramite innaffiatoio.

Ora siete pronti per riempire lo spruzzatore e distribuire il prodotto sulle vostre piante. Abbondate pure e ripetete frequentemente il trattamento specie dopo la pioggia.

- PERCHÉ FUNZIONA?
Il segreto sta nei principi attivi presenti negli ingredienti.
la Capsaicina del peperoncino, il cocktail urticante dell'ortica, il Tujone dell'Artemisia, l'Allicina dell'Aglio sono molecole attive urticanti, antibiotiche e, a volte, moderatamente tossiche. Rendono l'habitat sfavorevole all'attacco di afidi.
Il sapone, invece, rende più difficoltoso l'attacco fisico tra pianta e insetto creando una patina scivolosa sulla lamina fogliare.
   

mercoledì 1 maggio 2013

Il nostro futuro

Vogliamo parlare della connessione tra mondo agricolo naturale e nuove generazioni.
Il tema è forse il più attuale che si può trovare.
Ci è giunta voce che in molte scuole primarie si trova, sempre più spesso, il tempo di portare i bambini a contatto con il mondo vegetale.
Si moltiplicano le iniziative. Da qualche vasetto di ortaggi tenuto in classe a veri e propri orti didattici. Non è più una realtà isolata ma una comune abitudine più che positiva.
L'obbiettivo non  è tanto creare stupore negli alunni ma far si che le prossime generazioni rimangano in contatto con il mondo naturale e vegetale.
Negli ultimi decenni questo rapporto si è velocemente disgregato allontanando di fatto un'intera fetta di popolazione ad ignorare totalmente l'aspetto produttivo del settore primario.

Non è pensabile educare il giovane motore sociale tralasciando gli aspetti ambientali, rurali e produttivi.
Grazie a queste piccole iniziative è possibile frenare il processo diseducativo, innestare la retromarcia e cambiare binario didattico.

Noi non vogliamo certo che tutti i bambini odierni diventino agricoltori. Ognuno seguirà la propria strada ma non è pensabile ignorare da dove derivi il cibo che si assume ogni giorno.

Non vogliamo più sentire ragazzini convinti che il latte sia creato già nella confezione, che l'insalata nasca già lavata e imbustata e che hamburger si materializzi magicamente nel panino del fastfood.

Ogni iniziativa come quella qui allegata, va incentivata, va diffusa e adattata a tutti gli istituti scolastici in modo che gli studenti (fin dalla tenera età) siano futuri cittadini più attenti e consapevoli.